Prendi uno dei ponti inutilizzati della leggendaria Salerno-Reggio Calabria e trasformalo in un villaggio verticale. L'autostrada A3, famosa per la lentezza dei lavori che nei decenni l'hanno contraddistinta, potrebbe ospitare un grattacielo ecosostenibile su uno dei viadotti. Appartamenti, negozi, persino una scuola previsti nel progetto di Manal Rachdi dello studio Oxo Architectes. Un modo per riutilizzare le poco gradevoli architetture di cemento che puntellano l'intera regione, fino alla Campania
Prendi uno dei ponti inutilizzati della leggendaria Salerno-Reggio Calabria e trasformalo in un villaggio verticale. L’autostrada A3, famosa per la lentezza dei lavori che nei decenni l’hanno contraddistinta, potrebbe ospitare un grattacielo ecosostenibile su uno dei viadotti. Appartamenti, negozi, persino una scuola previsti nel progetto di Manal Rachdi dello studio Oxo Architectes. Un modo per riutilizzare le poco gradevoli architetture di cemento che puntellano l’intera regione, fino alla Campania.
I viadotti del sud Italia potrebbero dunque diventare grattacieli green, almeno fino a quando il Governo italiano non troverà il denaro necessario per completare il progetto dell’austrada che collega Reggio Calabria a Salerno. La lunga arteria che si snoda attraverso le montagne è ricchissima di ponti in cemento armato, ad oggi inutilizzati ma che potrebbero trovare un nuovo utilizzo stando al progetto di Rachdi. Quartieri impilati verticalmente, ma a differenza dei comuni grattacieli, accessibili dall’alto.
Basta accedere al ponte normalmente, premere un pulsante e a scendere con una specie di ascensore fino alla parte più bassa dei piloni, che ospiteranno gli edifici. Grattacieli rovesciati, come li ha definiti il progettista Rachdi, già noto per aver trasformato una metro parigina abbandonata in una piscina. Progettata per essere una comunità autonoma, la parte superiore del ponte servirebbe come passaggio pedonale con una sezione esclusivamente dedicata alle auto. Nella parti più basse, sarebbero situate le abitazioni, completamente autosufficienti perché alimentate dall’energia solare, dal geotermico e da altri fonti rinnovabili. Non mancherebbero negozi e centri ricreativi.
Il concept degli architetti francesi immagina che i residenti possano vivere comodamente nei quartieri creati all’interno dei piloni godendo della vista della campagna calabrese.
Quattro anni fa, il governo ha deciso di prendere un tratto della strada fuori uso e di costruire una nuova strada principale. In quell’occasione venne indetto un concorso di progettazione per trovare il modo di riutilizzare la vecchia infrastruttura, in particolare i viadotti in cemento che deturpano la bellezza delle colline. E l’idea vincente è stata quella dello studio Oxo, su cui hanno lavorato oltre a Rachdi, anche Samuel Nageotte, Philippe Rizzotti e Tanguy Vermet.
“Il governo chiedeva un modo sostenibile per preservare i ponti”, dice Manal Rachdi. “I ponti erano così belli, e la loro posizione era così strategica, che abbiamo voluto trasformarli in abitazioni”. Ogni appartamento o ufficio, secondo il progetto, sarà inserito negli spazi della struttura del ponte esistente, così da lontano la sua forma non cambierebbe molto.
Dal punto di vista energetico, il villaggio verticale sarebbe completamente autonomo grazie alla presenza di un impianto fotovoltaico da 5 MW, di un sistema geotermico e geoidrico, in grado di garantire acqua calda. Il viadotto di Favazzina poterebbe ospitare 240 abitazioni, si legge sulla pagina ufficiale del progetto, ma l’insieme dei ponti ne potrebbe ospitare ben 2.500. Basterebbe un investimento di 22 milioni di euro per garantire l’autosufficienza energetica. Una bella cifra ma pari a 5.500 ad abitazione.
Investimento questo che potrebbe essere agevolato dall’Europa e dalle istituzioni del paese, suggeriscono gli ideatori. Unico neo, trovare qualcuno che investa nel progetto.
Francesca Mancuso
Foto: Oxo
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