Case green: il Parlamento europeo approva la direttiva europea sulla classe energetica, cosa cambierà

Arriva il via libera definitivo del Parlamento europeo alla Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia. L’accordo sarà poi ratificato dai governi nazionali ed entrerà in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. L’obiettivo è quello di raggiungere un parco immobiliare completamente decarbonizzato entro il 2050

Tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030 e un patrimonio edilizio ad alta efficienza energetica e decarbonizzato entro il 2050: così il Parlamento europeo approva l’accordo della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD, Energy Performance of Buildings Directive) con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti (a votare contro l’accordo sono stati gli eurodeputati di Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia, e Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini).

Scopo della cosiddetta Direttiva “case green” sarà quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Ma di cosa si tratta nello specifico?

Leggi anche: Case green, cos’è la direttiva europea EPBD sulla classe energetica delle case

Innanzitutto, c’è da dire che nell’accordo finale, molti dei vincoli della proposta iniziale sono stati rivisti dai negoziatori per andare incontro alle richieste di Paesi come l’Italia.

Lo scenario

L’85% degli edifici dell’Ue sono stati costruiti prima del 2000 e tra questi il 75% ha una scarsa prestazione energetica.

Agire sull’efficienza energetica degli edifici è quindi fondamentale per risparmiare energia e raggiungere un parco immobiliare a emissioni zero e completamente decarbonizzato entro il 2050, dicono dalla Commissione europea.

energia case eu

©European Commission

Cosa cambia con la nuova Direttiva case green

La Direttiva rivista aumenterà il tasso di ristrutturazione, in particolare per gli edifici con le peggiori prestazioni in ciascun Paese. Sosterrà inoltre una migliore qualità dell’aria, la digitalizzazione dei sistemi energetici per gli edifici e la realizzazione di infrastrutture per la mobilità sostenibile.

Riconoscendo le differenze tra i paesi dell’Ue in fattori quali il patrimonio edilizio esistente, la geografia e il clima, la direttiva consente ai governi di decidere le misure di ristrutturazione più adatte al loro specifico contesto nazionale. I Paesi possono anche esentare dalle norme varie categorie di edifici, inclusi edifici storici e case vacanza.

Fondamentalmente, la Direttiva rivista faciliterà finanziamenti più mirati agli investimenti nel settore edilizio, integrando altri strumenti dell’UE e combattendo la povertà energetica sostenendo i consumatori vulnerabili. I paesi dell’Ue dovranno inoltre garantire che vi siano tutele per gli inquilini, ad esempio attraverso il sostegno agli affitti o limiti agli aumenti degli affitti.

Per garantire che gli edifici siano adeguati alle ambizioni climatiche rafforzate dell’UE nell’ambito del Green Deal europeo, la direttiva rivista contribuirà all’obiettivo di raggiungere una riduzione delle emissioni di almeno il 60% nel settore edilizio entro il 2030 rispetto al 2015 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Nello specifico, la nuova EPBD prevede:

  • tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030
  • i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028
  • per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035
  • gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica
  • se tecnicamente ed economicamente fattibile, gli Stati membri dovranno provvedere all’installazione di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030
  • i Paesi membri dovranno precisare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando gradualmente i combustibili fossili entro il 2040
  • dal 2025, non sarà più possibile la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili
  • la nuova Direttiva non si applicherà agli edifici agricoli e agli edifici storici
  • i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto

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