Si chiama Biosphera 2.0 ed è una casa sperimentale di appena 25 metri quadri in grado di autoalimentarsi, perché costruita secondo tecnologie finalizzate al risparmio energetico.
Si chiama Biosphera 2.0 ed è una casa sperimentale di appena 25 metri quadri in grado di autoalimentarsi, perché costruita secondo tecnologie finalizzate al risparmio energetico.
Questo piccolo modulo abitativo è stato realizzato da Aktivhaus con il supporto del Politecnico di Torino e dall’Università della Valle d’Aosta. In tutto hanno lavorato 30 ricercatori tra architetti, studiosi di termoidraulica e di energia e biologi che sono riusciti a trovare il giusto mix per quella che già viene considerata la casa del futuro.
Il progetto architettonico è stato sviluppato a partire da un workshop al quale hanno partecipato oltre 100 studenti di architettura e ingegneria di tutta Italia organizzato dal Politecnico di Torino DAD, dal team Woodlab Polito, dalla start up be-eco e da Valle d’Aosta Structure.
Oltre a essere stata costruita e certificata con tecnologie all’avanguardia e criteri di massima sostenibilità, essa ha una serie di strumenti che gli permettono di produrre elettricità come ad esempio i pannelli fotovoltaici ma anche, una cyclette a dinamo.
Nonostante le dimensioni ridotte Biosphera 2.0 è provvista dei normali servizi, dalla cucina a induzione agli elettrodomestici, dal riscaldamento all’illuminazione a led. Ha poi una zona giorno, una notte e un piccolo bagno.
All’interno c’è un sistema di condizionamento della temperatura che con una pompa di calore mantiene il clima tra i 21 gradi d’inverno e i 25 gradi d’estate, naturalmente con funzionamento elettrico autoprodotto.
La casa è stata installata a Courmayeur e nei prossimi 12 mesi farà tappa anche ad Aosta, Milano, Rimini, Torino e Lugano e sarà un esperimento: ci abiteranno infatti a rotazione 20 persone così da testare se effettivamente potrà rappresentare il giusto equilibrio tra autonomia energetica e benessere delle persone.
La scelta delle città non è casuale ma finalizzata a verificare il comportamento del modulo abitativo in diverse situazioni, dal freddo di Courmayeur al caldo di agosto della riviera romagnola fino all’aria milanese. Se i test funzioneranno, si potrà pensare ad adottare questo sistema su larga scala, per ridurre il consumo di elettricità e quindi il consumo di carburanti fossili.
Dominella Trunfio
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