E' un progetto innovativo, nella forma e nella scelta dei materiali, l'Uovo di Struzzo con gli Occhi di Mosca, edificio bioclimatico completamente autonomo progettato dal team del milanese Studio Archingegno guidato da Giuseppe Magistretti.
Una domanda “strana”: chi abiterebbe in un uovo di struzzo? Vietato rispondere “Un pulcino”. In questo caso, si tratta di bio architettura (un concetto che, secondo una recente indagine, rappresenta uno dei sogni nel cassetto per gli italiani). È un progetto innovativo, nella forma e nella scelta dei materiali, l’Uovo di Struzzo con gli Occhi di Mosca, edificio bioclimatico completamente autonomo progettato dal team del milanese Studio Archingegno guidato da Giuseppe Magistretti.
Le finalità di questo complesso, che si articola su sette piani fuori terra e una terrazza belvedere all’ottavo, sono improntate alla totale armonizzazione delle abitazioni con la natura circostante, in modo da soddisfare i principali canoni progettuali di un edificio bioclimatico: rispetto dell’ambiente, sostanze inquinanti pressoché assenti, utilizzo di materiali bio compatibili, adeguato comfort, ottimizzazione delle energie-rinnovabili e un efficace sfruttamento dei cambiamenti climatici, bassi costi di manutenzione.
Il tutto circondato da specchi d’acqua a sud e una consistente struttura del verde e siepi e alberi d’alto fusto a sud est e sud ovest.
Le particolari forme esterne non sono frutto di una scelta casuale, ma nascono dalla volontà di realizzare una struttura che offra la minima resistenza aerodinamica ai venti. Le strutture e i materiali con le quali l’Uovo di Struzzo è realizzato – sughero, legno lamellare, legna di cellulosa – sono completamente bio compatibili.
Tutto, in questo edificio, è improntato al massimo risparmio energetico. Anche la disposizione dei locali interni: gli alloggi, che vanno dai 70 ai 190 mq, prevedono – secondo i principi dell’architettura biodinamica – la zona giorno (cucina e soggiorno) a sud, la zona notte a sud – est, gli spazi di lavoro (studio e laboratorio) a sud – ovest e gli spazi di servizio (servizi igienici, ripostiglio, scale, disimpegni) a nord.
I raggi del sole vengono sfruttati al massimo nella loro incidenza grazie all’utilizzo di superfici vetrate e un sistema ad esagoni concentrici a doppio schermo (gli “Occhi di mosca” che rappresentano una delle caratteristiche più evidenti di questo progetto).
La gestione della temperatura dei locali in funzione del benessere psicofisico degli occupanti è regolata dai muri di Trombe (vetrate sistemate a una distanza di 10 – 20 cm dalle pareti e che assumono la funzione di accumulo di calore), che permettono uno sfasamento termico di quattro ore. Il risultato? Un sostanziale apporto di calore durante la stagione invernale e un clima fresco in estate.
L’autonomia nel fabbisogno energetico è garantita da pannelli fotovoltaici trasparenti di ultima generazione e una pala eolica per la produzione di energia elettrica, e da un impianto geotermico che sfrutta le fonti di calore provenienti dal terreno, in maniera da eliminare la dipendenza da carburanti di origine fossile.
Insomma un edificio concepito per eliminare quasi totalmente le emissioni di CO2 nell’aria e la dipendenza da carburanti di origine fossile. Un unico neo: in Italia questo progetto è stato realizzato solo sulla carta e non ha ancora trovato la luce!
Secondo l’architetto Giuseppe Magistretti, ciò sarebbe dovuto al fatto che “dopo il periodo post-bellico, con l’industrializzazione edilizia s’è creata una cultura delle costruzioni economiche a vantaggio del produttore dei manufatti e, conseguentemente, dei costruttori, a scapito del fruitore finale. Col passare degli anni, questo tipo di mentalità non è cambiata, è migliorata solo la tecnologia del costruire. La ragione per cui il progetto non ha trovato un giusto riscontro, sta nel fatto che ad oggi le persone non sono del tutto consapevoli dei vantaggi che l’architettura organica procura. Occorre cambiare la nostra cultura, seguire nuove strade, dove la centralità dell’uomo acquisterà il giusto rilievo”.
Piergiorgio Pescarolo