Rifiuti elettronici: la via italiana al corretto riciclo dei RAEE

Riceviamo e con molto piacere pubblichiamo questo approfondimento sullo smaltimento dei rifiuti elettronici che arriva dal portavoce del Centro di coordinamento RAEE che spiega in modo semplice ed esaustivo le misure all'avanguardia anche a livello europeo adottate dall'Italia per il riciclo dei rifiuti elettronici.

Riceviamo e con molto piacere pubblichiamo questo approfondimento sullo smaltimento dei rifiuti elettronici che arriva dal portavoce del Centro di coordinamento RAEE che spiega in modo semplice ed esaustivo le misure all’avanguardia anche a livello europeo adottate dall’Italia per il riciclo dei rifiuti elettronici.

Abbiamo letto con molto interesse l’articolo “Allarme OMS sui cellulari cancerogeni, mentre la Cina punta il dito sui RAEE” pubblicato il 1° giugno 2011 sul vostro periodico e cogliamo l’occasione per porre alla vostra attenzione un aspetto che riteniamo molto rilevante riguardo al trattamento e riciclo dei RAEE in Italia.

Siamo infatti consapevoli che i RAEE, sono rifiuti pericolosi che potrebbero, come scritto nell’articolo, sprigionare sostanze dannose come inquinanti organici persistenti e i metalli pesanti, che, rilasciati nell’aria e assorbiti dall’uomo, possono essere la causa di diverse malattie. Inoltre conosciamo il fenomeno dell’export illegale che può avvenire laddove manchino controlli adeguati e una legislazione ah hoc.

Proprio per contrastare questi fenomeni il Centro di Coordinamento RAEE ha adottato misure pioneristiche in Europa, obbligando tutte le aziende che effettuano il trattamento dei RAEE, il riciclo dei materiali in essi contenuti e lo smaltimento delle parti non riutilizzabili a garantire elevati standard ambientali e ad affrontare una serie di controlli periodici sul mantenimento di tali standard.

Questo sistema volontario ha anticipato misure simili che stanno per diventare standard a livello europeo ed ha permesso di garantire che tutti i RAEE raccolti in Italia dai Sistemi Collettivi siano trattati in sicurezza e non possano essere soggetti a fenomeni di export illegale.

Il sistema si basa sull’Accordo per la qualità del trattamento dei RAEE che il Centro di Coordinamento RAEE ha siglato nel 2009 con le principali Associazioni Italiane dei Recuperatori (AssoRaee, Assofermet, Ancoraee, CNA, Assoqualit e UnoRAEE). L’accordo prevede l’accreditamento, su tutto il territorio nazionale, degli impianti di trattamento, assicurando in tal modo sia un adeguato livello di qualificazione delle aziende del settore che un’omogenea qualità nel trattamento.

Prerequisiti essenziali degli operatori e degli impianti per l’accreditamento da parte del Centro di Coordinamento RAEE sono due: il rispetto degli obblighi normativi previsti per le Aziende del settore del trattamento dei RAEE e il raggiungimento di un adeguato livello di qualità nel recupero delle materie prime e nella messa in sicurezza delle componenti inquinanti (gas ozono-lesivi, mercurio e polveri fluorescenti).

L’accreditamento delle aziende di trattamento dei RAEE è stato condotto da certificatori terzi selezionati e convenzionati dal Centro di Coordinamento RAEE (DNV, Dasa Rägister, IMQ, RINA, SGS, TÜV, Certiquality, Bureau Veritas e CSI Italia). Gli Enti hanno effettuato visite ispettive necessarie per l’accreditamento degli impianti, basandosi sulla Specifica Tecnica allegata all’Accordo e sulla relativa check list elaborata congiuntamente dal Centro di Coordinamento RAEE e dalle Associazioni firmatarie dell’Accordo.

La check list prevede che per i Raggruppamenti R1 (freddo e clima), R2 (grandi bianchi), R3 (tv e monitor) e R4 (piccoli elettrodomestici) possano essere accreditati anche gli impianti che svolgono soltanto la fase di messa in sicurezza, affidando poi a terzi la frantumazione delle carcasse (per i Raggruppamenti R1, R2 e R4) oppure il trattamento dei tubi catodici (per il Raggruppamento R3). Tutti gli impianti che svolgono soltanto la fase di messa in sicurezza dei RAEE devono fornire preventivamente al Centro di Coordinamento RAEE la lista dei fornitori a cui consegnano i rifiuti per effettuare la fase conclusiva del trattamento. I fornitori devono accreditati anch’essi presso il Centro di Coordinamento RAEE.

I Sistemi Collettivi che raccolgono i RAEE presso i Centri di Raccolta possono avvalersi solo di impianti accreditati; per consentire la verifica del corretto comportamento dei Sistemi Collettivi e la tracciabilità dei RAEE lungo la filiera, il Centro di Coordinamento RAEE ha definito apposite procedure di controllo e monitoraggio, introducendo gravose penali a carico dei Sistemi Collettivi qualora questi utilizzino impianti non accreditati.

Sin dal 2009 le aziende della filiera di trattamento dei RAEE hanno affrontato un audit che ha verificato la coerenza con lo standard richiesto dal CdC RAEE per il trattamento. Tutto ciò per garantire elevati livelli di qualità gestionale ed ambientale.

Per dare seguito all’accreditamento delle aziende il CdC RAEE effettua verifiche periodiche presso gli impianti delle 77 aziende di trattamento accreditate; dalle verifiche è emerso un buon livello di qualità nel trattamento dei RAEE. In 13 casi la verifica ha avuto esito positivo e in due casi si è provveduto alla richiesta di mettere in campo azioni migliorative, seguita da visite di follow up per valutare la consistenza delle azioni correttive intraprese.

A livello europeo, il Weee Forum, l’associazione europea dei sistemi collettivi di raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, ha stabilito, in questi giorni, una serie di regole e nuovi standard di qualità per la raccolta, il trasporto e il trattamento di tutte le tipologie di RAEE. Questa nuova normativa si avvicina molto alla legislazione italiana e al sistema elaborato dal CdC RAEE.

Il sistema rientra in Weee Labex (WEEE Label of Excellence) ed è frutto di un progetto durato tre anni e realizzato da Weee Forum in collaborazione con aziende impegnate nella filiera della gestione dei RAEE, dalla raccolta al riciclo, istituti di ricerca ed associazioni ambientaliste. L’Unione Europea, inoltre, ha deciso di co-finanziarlo nell’ambito del programma Life+.

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