Pneumatici in nero, il business nascosto che fa male all’ambiente e all’erario

Ogni anno in Italia 6 milioni di pneumatici vengono venduti irregolarmente senza documenti fiscali di vendita e sono quindi a potenziale rischio di abbandono. Nonostante il sistema nazionale garantisca il corretto recupero del 100% dei pneumatici immessi nel mercato l’anno precedente, queste 60.000 tonnellate di pneumatici, essendo totalmente “invisibili” per il circuito legale, da un lato non concorrono alla definizione dei target di raccolta e dall’altro sottraggono le risorse economiche necessarie alle operazioni di raccolta sul territorio; sono inoltre a potenziale rischio di abbandono se non raccolti o correttamente stoccati presso i “gommisti”. Un aspetto estremamente rilevante, con una ripercussione sull’efficienza complessiva della gestione dei PFU in Italia.

Ogni anno in Italia 6 milioni di pneumatici vengono venduti irregolarmente senza documenti fiscali di vendita e sono quindi a potenziale rischio di abbandono.

Nonostante il sistema nazionale garantisca il corretto recupero del 100% dei pneumatici immessi nel mercato l’anno precedente, queste 60.000 tonnellate di pneumatici, essendo totalmente “invisibili” per il circuito legale, da un lato non concorrono alla definizione dei target di raccolta e dall’altro sottraggono le risorse economiche necessarie alle operazioni di raccolta sul territorio; sono inoltre a potenziale rischio di abbandono se non raccolti o correttamente stoccati presso i “gommisti”. Un aspetto estremamente rilevante, con una ripercussione sull’efficienza complessiva della gestione dei PFU in Italia.

Una criticità che era emersa con forza già nell’autunno dello scorso anno quando Ecopneus, la società senza scopo di lucro tra i principali responsabili della gestione dei PFU in Italia, a novembre aveva annunciato il superamento del proprio target annuale e la possibile sospensione del servizio di raccolta a causa della mancanza delle risorse economiche necessarie:

“Anche nel 2015, per il 5° anno consecutivo, Ecopneus si è accollata una parte importante del problema, continuando a raccogliere PFU oltre il proprio target di legge e alleggerendo quindi, con le proprie risorse economiche residuali, il potenziale grave problema nazionale” ha dichiarato Giovanni Corbetta, Direttore Generale di Ecopneus “lo abbiamo fatto perché lo riteniamo un comportamento responsabile, coerente con il mandato dei nostri Soci e con il modo di lavorare che abbiamo scelto di attuare, fin dall’inizio”.

In numero assoluto, considerando un peso medio di circa 9 kg per pneumatico vettura, si tratta di circa 6 milioni di pneumatici che vengono venduti ogni anno senza l’emissione di regolare fattura, generando un flusso altrettanto cospicuo di Pneumatici Fuori Uso non coperto da contributo ambientale. In termini economici, considerando un controvalore di contributo ambientale mediamente applicato pari a 2 euro per ogni pneumatico, si tratta di circa di 12 milioni di euro di contributi non corrisposti ai sistemi di gestione, cui si può aggiungere (considerando un prezzo medio di vendita pari a circa 85 euro per pneumatico) un danno per l’erario di quasi 80 milioni di euro di evasione dell’IVA.

Per la normativa vigente, i sistemi di gestione sono tenuti a raccogliere una quantità di Pneumatici Fuori Uso corrispondente alla quantità di pneumatici nuovi immessi nel mercato del ricambio dai propri Soci nell’anno precedente, utilizzando i contributi che mese dopo mese ricevono con le vendite di pneumatici da parte dei produttori e degli importatori Soci. Le 60mila tonnellate immesse nel mercato irregolarmente e per cui non viene versato alcun contributo ambientale, dunque, risultano come una extra-quantità di cui i Consorzi non possono essere responsabili, che va ad intasare i depositi dei gommisti generando un potenziale rischio ambientale nel caso di abbandono o incendio.

Nel corso degli anni, per evitare che gommisti, officine e altri punti di generazione potessero trovarsi nelle condizioni di non inviare al corretto trattamento i Pneumatici Fuori Uso generati, Ecopneus ha contribuito alla raccolta di 90mila tonnellate di PFU extra-target per un onere complessivo di circa 16 milioni di euro di costi supplementari rispetto alla gestione ordinaria. Questa decisione è stata assunta da Ecopneus in un’ottica di responsabilità e per evitare i rischi di una gestione illegale delle eccedenze da parte dei gommisti.

2 lextra raccolta di pfu ecopneus

Tuttavia, dopo il picco di extra-raccolta del 2014, con più di 32mila tonnellate di raccolta oltre il target di legge, già nel 2015 Ecopneus è stata costretta, per ragioni di bilancio, a limitare la propria disponibilità a raccogliere quantitativi di PFU oltre il proprio target. Avendo chiuso il 2015 con una perdita di due milioni e mezzo di euro e constatando già nei primi mesi del 2016 che il problema è sembrato anzi acuito, forse a causa anche dalle giacenze pregresse, Ecopneus ha dovuto “razionare” mensilmente la raccolta per evitare di sospenderla del tutto nell’ultimo periodo dell’anno.

“Ogni mese, dunque, ci fermiamo all’ufficiale” afferma Corbetta che aggiunge: “ci dispiace creare un problema ma speriamo che qualcosa cambi. È urgente intervenire sul sistema con più controlli, per riportare il flusso illegale nella legalità, e informando i cittadini che, acquistando pneumatici in nero, si fa un danno all’erario ma anche all’ambiente”. A penalizzare i conti c’è anche il fatto che Ecopneus è “tra i pochissimi se non l’unico soggetto su 60 che fa la raccolta su tutto il territorio nazionale, anche nelle zone più costose come le isole e le aree montane”.

Quindi, chiedete sempre lo scontrino!

Mario Notaro

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