Bersani vuole un Ministero per lo Sviluppo Sostenibile, ma sale tardi sul carro della green economy

Bersani annuncia la volontà di inglobare il Ministero dell'ambiente in un Ministero dello Sviluppo Sostenibile, sua "vecchia idea", "visto che l'economia verde deve essere il cuore del nuovo governo che ho in testa", conclude il leader del PD alla domanada relativa alle proposte per dare governabilità al Paese. Il perché, allora, l'economia verde non sia stata anche il cuore della sua campagna elettorale non è dato sapere.

La partita per creare un nuovo Governo alla luce dello stallo che si è creato dopo i risultati delle elezioni si gioca molto sul fronte dell’ambiente. Bersani dopo la porta sbattuta in faccia dal leader del M5S prova a riaprire il dialogo proponendo 8 punti concreti su cui lavorare insieme, un mini-programma trasversale per cercare un incontro con il movimento di Grillo e provare a riportare a galla un Paese soffocato dalla corruzione e dal malgoverno

Tra le tematiche su cui puntare anche quelle legate alla sostenibilità e alla green economy, argomenti molto cari ai grillini, ma quasi completamente tralasciati dal programma del PD durante la campagna elettorale. Ed è così che in un’intervista rilasciata a La Repubblica Bersani annuncia la volontà di inglobare il Ministero dell’ambiente in un Ministero dello Sviluppo Sostenibile, sua “vecchia idea”, “visto che l’economia verde deve essere il cuore del nuovo governo che ho in testa“, conclude il leader del PD alla domanada relativa alle proposte per dare governabilità al Paese. Il perché, allora, l’economia verde non sia stata anche il cuore della sua campagna elettorale non è dato sapere.

Già due anni fa in occasione del referendum per il nucleare e per l’acqua il partito democratico venne rimproverato di “salire sul carro dei vincitori” dopo aver appoggiato i due referendum promossi da comitati nati dal basso e dai cittadini stessi, praticamente a giochi fatti, quando ormai era chiaro che sarebbero stati un plebiscito popolare.

E anche oggi Bersani prova a “fare l’autostop al carro dei grillini” alzando “il pollice verde” che finora era rimasto, con tutta la mano, rifugiato nelle tasche. Oscurato insieme ai due senatori cosiddetti “EcoDem” Della Seta e Ferrante, i pochi esponenti a portare avanti l’ambientalismo e la green economy all’interno del partito, esclusi dalla candidatura alle nuove elezioni.

Sarà per questo che in un comunicato stampa hanno espresso tutto il loro disappunto e scetticismo per la volontà di Bersani:

L’idea preannunciata da Pierluigi Bersani di cancellare nel prossimo Governo il Ministero dell’ambiente, assorbendone le competenze in un fantomatico Ministero dello sviluppo sostenibile, se realizzata ci allontanerebbe ancora di più dall’Europa e dal futuro. L’ambiente, certo, è utilissimo all’economia e indispensabile per un’efficace strategia contro la crisi e per il lavoro, ma ridurlo a questo significa ignorare che per una quantità crescente di cittadini l’ambiente è prima di tutto qualità della vita, lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, tutela del paesaggio, difesa dei beni comuni. Per questo in tutti i Paesi europei c’è un Ministero dell’ambiente autonomo ed autorevole” – dichiarano i parlamentari uscenti del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante , per i quali “la proposta del segretario del Pd dimostra una preoccupante incapacità di vedere che la cultura ecologica ha modificato in profondità il modo delle persone di intendere il progresso, il benessere, la stessa prosperità economica. Peraltro, vista l’arretratezza culturale e programmatica di buona parte della classe politica italiana, affidato alle cure di un superministro dello sviluppo, sia pure sostenibile, l’ambiente diventerebbe la foglia di fico per coprire e giustificare politiche vecchie e antiecologiche. Piuttosto, c’è da sperare che il futuro governo cambi radicalmente l’orientamento delle politiche energetiche, industriali, delle scelte in materia di infrastrutture. Due esempi per tutti: si rinunci all’inutile Tav Torino-Lione e si investano quei soldi per dare alle nostre città sistemi di trasporto pubblico di standard europeo, e poi si metta la parola fine ai programmi di trivellazioni petrolifere e invece si punti su efficienza energetica e fonti pulite. Queste sì sarebbero decisioni coraggiose e di vera svolta, che oltre a migliorare la qualità dell’ambiente porterebbero anche molto più lavoro“.

Meno astioso Ermete Realacci, l’unico deputato “ECo” riconfermato dal PD che in un comunicato stampa ammette come “tardiva” – ma condivisibile – la proposta di Bersani di un ministero dello Sviluppo sostenibile per puntare sulla green economy: “peccato non sia stata certo al centro di una campagna elettorale giocata completamente su altri temi. Nel rispetto delle decisioni del Presidente Napolitano in merito al governo, il confronto con il Movimento 5 Stelle può essere utile anche al Pd per precisare il suo impegno sui temi dell’ambiente e della green economy. A partire da una revisione, legata anche alla disponibilità economica, delle effettive priorità sul tema delle grandi opere. Da un impegno contro il consumo di territorio e per il rilancio di un’edilizia basata su qualificazione energetica, sicurezza antisismica, qualità urbana. Da un’economia che punti su innovazione, ricerca, risparmio energetico, fonti rinnovabili, bellezza: l’unica in grado di produrre lavoro e futuro. Dalla difesa delle qualità italiane, del made in Italy legato al territorio e alle comunità. Non sono temi, come dimostra la campagna elettorale, molto presenti nella cultura e nelle scelte dell’attuale gruppo dirigente del Pd.

Tutto giusto, ma il carro si fermerà davvero per far salire i ritardatari?

Simona Falasca

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