Meno carne e più OGM: ecco la formula per sfamare il mondo. Intervista a Umberto Veronesi

La nostra intervista a Umberto Veronesi durante il Barilla International Forum on Food & Nutrition che si sta svolgendo a Milano nell'Aula Magna dell'Università Bocconi

Durante il secondo Barilla International Forum on Food & Nutrition che si sta svolgendo a Milano nell’Aula Magna dell’Università Bocconi abbiamo avuto la possibilità di intervistare il Professor Umberto Veronesi a margine del suo intervento di ieri alla conferenza internazionale organizzata dal Barilla Center for Food & Nutrition di cui Veronesi è membro e nel quale ha rinnovato la sua formula per riuscire a far fronte all’aumento inarrestabile della popolazione mondiale: mangiare meno carne e avvalersi delle biotecnologie per creare alimenti e culture più sane in grado di sfamare l’intera popolazione mondiale.

GM: Professore, per Lei, essere vegetariani è più una scelta etica, ambientale o salutista?

UV: Tutte e tre, però in ordine di priorità principalmente etica perché io amo gli animali, sono cresciuto da ragazzo in una cascina e la mia vita è stata praticamente a contatto fraterno con loro. Amo gli animali e quindi non li mangio! Bisogna essere coerenti: è facile, quanto inutile, dire che si amano gli animali e poi cucinarsi la bistecca. La seconda motivazione è di carattere sociale, nel senso che, purtroppo, la povertà e la fame nel mondo sono legate inevitabilmente al fatto che dobbiamo dare da mangiare a tre miliardi di animali che esistono esclusivamente per nutrire poco più di un miliardo di persone carnivore quando ce ne sono altrettante che muoiono di fame. Anche perché quegli animali vivono in condizioni disastrose, vengono fatti ingrassare a dismisura e uccisi giovani e questo non è assolutamente giusto. Infine, è provato da diversi studi che i vegetariani vivono almeno 5 anni in più di chi mangia carne e hanno il 50% in meno di possibilità di ammalarsi di tumore al colon.

GM: Molti vegetariani affermano che l’uomo non è stato “programmato” per mangiare carne. Lei è d’accordo? Perché?

UV: È vero. Perché l’uomo è un primate. È una scimmia, un po’ più intelligente, forse, ma sempre una scimmia. Abbiamo il 99,5% del DNA uguale alle scimmie e il medesimo sistema metabolico. Dunque per natura noi siamo vegetariani. Che poi gli uomini, dopo le glaciazioni e le conseguenti difficoltà nel reperimento del cibo, abbiano cominciato ad uccidere gli animali – e anche gli uomini stessi – per sopravvivere, non per questo si può dire che l’uomo sia nato per mangiare altri uomini no? Tanto meno per mangiare mucche, agnelli, pecore o cavalli.

GM: Pensa davvero che non ci sia alcuna differenza tra mandarancio o mulo rispetto agli organismi geneticamente modificati come ha dichiarato nei mesi scorsi?

Il mandarancio è un organismo geneticamente modificato. Lo è. Il metodo per modificare è diverso, dicesi cisgenico, ma si tratta comunque di una mutazione genetica, di una variazione genica all’interno di due varietà. Il mulo è addirittura peggio. È una follia mettere insieme un cavallo con un asino per fare il mulo. È una forzatura della natura, molto peggiore del mandarancio. Il transgenico rispetto a quest’ultimo cambia poco. Si può creare un mandarancio semplicemente prendendo un gene dalla pianta dell’arancio e metterlo in una del mandarino. Solo che per fare il cisgenico impieghi 20…10 anni di prove, di controprove, di tentativi. Mentre con l’ingegneria genetica no. Perché negli innesti cisgenici, si incrociano due genomi diversi, ma senza sapere cosa diavolo si mette insieme. Quindi è uno spreco di tempo e di energie. Mentre con il trasgenico, conoscendo bene i due genomi, si sa in anticipo ogni gene cosa produrrà se incrociato con un altro determinato gene. Concettualmente dunque è lo stesso, è il metodo che cambia.

GM: Come il mulo e il mandarancio però i semi OGM sono sterili, non si riproducono costringendo così, gli agricoltori, ogni anno, ad acquistare nuovi semi dalle aziende che li commercializzano…

UV: No, no, non è vero, non è vero. Ormai le nuove tecniche di ingegneria genetica sono riuscite a superare anche questo limite.

GM: E quindi pensa che gli OGM possano essere davvero la soluzione al problema della mancanza di cibo in alcune aree del Pianeta?

UV: Sono inevitabili se vogliamo arrivare a nutrire 10, 15, 20 miliardi di abitanti nel prossimo futuro. Anche perché se in un secolo siamo cresciuti da un miliardo a 7 miliardi di persone, è molto probabile che arriveremo presto a raddoppiare. E creando piante più resistenti ai virus e più produttive si riuscirà a sfamare sostenibilmente tutti.

GM: Per combattere i virus e le malattie sulle persone interveniamo cercando di trovare delle cure e non cambiando i geni degli esseri umani. Perché sulle piante per renderle più resistenti e produttive ne dobbiamo alterare il DNA? Non le sembra una contraddizione battersi per la salute manomettendo la natura?

UV: Diciamo che l’obiettivo è produrre vegetali più sani e cercare, attraverso le biotecnologie, di amplificare le proprietà terapeutiche contenute nei vari cibi proprio per favorire la salute delle persone. Sappiamo che il licopene nei pomodori contribuisce a proteggere l’uomo dal cancro alla prostata o che il sulforafano nel cavolo e nelle cucifere proteggano dai tumori del seno, e quindi il nostro dovere è cercare di aumentare queste potenzialità di prevenire le malattie anche attraverso il cibo. Il nostro compito, il nostro dovere, è questo.

GM: E i rischi per l’uomo di questa alterazione?

UV: Alterazione? Miglioramento vorrà dire. Sappiamo già quali sono le molecole su cui intervenire. Oggi la scienza dell’alimentazione ha molte più certezze. Una volta si diceva mangia le prugne per l’intestino. Ma non si sapeva quale delle tante sostanze influiva positivamente. Analizzate in laboratorio le prugne hanno 500 molecole diverse. Una di queste è quella che può fare bene e altre possono fare male. Quindi si deve diligentemente, con il tempo e l’esperienza, selezionare gli elementi buoni di ogni alimento.

GM: Che ne pensa del Codex Alimentarius? Ritiene giustificato l’allarme che si sta diffondendo su Internet? Perché non se ne parla?

UV: Non capisco cosa intende e a quali teorie si riferisce.

GM: Il Codex Alimentarius è quell’organismo predisposto dall’OCSE e dalla FAO che si sta occupando di dettare le linee guida per la sicurezza alimentare alla quale, poi, i singoli stati dovranno adeguarsi. Questa serie di norme oltre ad essere favorevoli agli OGM e agli additivi chimici, consentono anche l’uso degli ormoni della crescita (rBGH).

UV: No, non lo conosco. E non penso che siano avallati gli ormoni della crescita…

GM: Il fatto che non se ne parli e l’indifferenza dei mass media tradizionali ha favorito quindi il diffondersi in molti siti internet di controinformazione di teorie allarmistiche che gridano al complotto internazionale.

UV: Ma guardi, non penso, oggi la sicurezza alimentare è a livelli altissimi. Un tempo si moriva per malattie gastrointestinali. Oggi non più. La sicurezza alimentare non è mai stata così garantita come adesso. E poi si sa, i siti internet sono contrari a tutto, sono contrari alla TAV, agli OGM, al nucleare, insomma alla scienza.

E noi, da “bravo sito internet” che sul Codex Alimentarius avevamo tentato di vederci più chiaro, anche perché le norme contenute, ormoni della crescita compresi, sono accessibili a tutti, proprio lì volevamo arrivare, al capitolo sul nucleare, ma purtroppo ci è stato detto che il tempo a nostra disposizione era esaurito.

La nostra intervista però non era conclusa: avremmo voluto chiedere al Professor Veronesi, oncologo di fama mondiale, se “con le centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie, non ci sia il serio rischio di venire a contatto con le radiazioni che rappresentano uno dei fattori in grado di provocare mutazioni delle cellule e favorire l’insorgenza di tumori”; avremmo voluto chiedere al neo designato dell’agenzia per la sicurezza nucleare, se “nel malaugurato caso di incidente nucleare quale fosse la distanza minima perché non si crei una città fantasma come Cernobyl”.

Abbiamo fatto in tempo, rincorrendolo, solo a fargli un’ultima, rapida, domanda che ci stava a cuore pur sapendo la probabile risposta: “Professore, Lei la metterebbe una centrale nucleare sotto casa sua?

Certo, ci andrei proprio a vivere . Molto più sicuro! Anche per i terremoti. Pensi che hanno buttato anche un aereo sopra una centrale e non si è stata minimamente scalfita”.

Decisamente sì, ora siamo più tranquilli: la sicurezza non è mai stata garantita come adesso.

Simona Falasca

 

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