Retine riutilizzabili: si possono usare al posto dei sacchetti?

Legge sacchetti bio: un must per la legge e tante polemiche. E tra le tante polemiche anche molte notizie contrastanti. In un nostro articolo abbiamo cercato di fare chiarezza ma alcuni punti sembrano destare ancora perplessità. Primo fra tutti il presunto divieto di riutilizzo

Sacchetti bio: un must per la legge, tante polemiche e tante notizie contrastanti. In alcuni Paesi europei si vedono le retine riutilizzabili. Già dal 6 novembre, ad esempio, la Coop Svizzera offre sacchetti per frutta e verdura, le cosiddette Multi-Bag, realizzate in cellulosa certificata FSC riutilizzabili più volte. Tuttavia la Coop Italia, che abbiamo raggiunto al telefono, ci conferma di non avere intenzione di farlo, almeno per ora, nel nostro Paese. Ma è la legge a vietarlo?

La grande distribuzione, già ad ottobre, ci aveva confermato l’intenzione di vietare il riutilizzo dei sacchetti per problemi di natura sanitaria (rischio di contaminazioni del cibo) ed effettivamente pare che il Ministero della Salute si sia espresso a favore del divieto di portarli da casa proprio per questo, mentre quello dell’Ambiente stia cercando di lasciare la libertà ai consumatori di portare i sacchetti per la loro frutta e verdura da casa.

Sembra inoltre che i registratori di cassa inseriscano automaticamente il costo di un sacchetto ad ogni codice a barre relativo ad un alimento acquistato. Quindi se da un punto di vista ambientale poter portare i propri sacchetti da casa sarebbe ottimo, dal punto di vista economico ci sarebbero dei notevoli svantaggi.

Tra l’altro nel 2011 era partito un progetto con la campagna ‘Porta la Sporta‘ a favore del riutilizzabile al posto dell’usa e getta (anche biodegradabile), ma poi il tutto era sfumato. Per limitare l’uso della plastica si chiede quindi l’utilizzo di buste biodegradabili e compostabili.

Una cosa è certa: una grande confusione. Per fare chiarezza abbiamo intervistato Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente, esperto in materia.

Retine riutilizzabili: un “divieto” che non viene dalla legge

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Per prima cosa abbiamo chiesto a Ciafani se il presunto divieto di riuso proviene dalla legge o è una scelta della grande distribuzione. “La legge non vieta il riuso – precisa il Direttore – ma è fondamentale che il Ministero dell’Ambiente e il Ministero della Salute pubblichino entro pochi giorni una circolare interpretativa sulla norma che porti a garantire il riutilizzo dei sacchetti per frutta e verdura (ad esempio, le retine) permettendo così alla grande distribuzione da una parte e ai consumatori dall’altra l’utilizzo di sacchetti da comprare una volta sola e da usare poi altre volte come già avviene per quelli del trasporto merci”.

Non è quindi la legge tanto contestata a vietarlo, ma una mancata interpretazione dei due Ministeri competenti, Ambiente e Salute. E su questo abbiamo chiesto maggiori dettagli.

“Il Governo ha fatto una serie di errori perché i Ministeri avrebbero dovuto per tempo porre il problema su come prevedere il riutilizzo dei sacchetti, concordandolo con i consumatori e con la grande distribuzione”.

In questo modo i supermercati si sarebbe attrezzati per tempo e già da settembre sarebbe potuta partire una campagna per i riutilizzabili in modo da avere una reale alternativa dal 1° gennaio.

Il riutilizzo è l’unica arma efficace

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Ma cosa stanno facendo, ora i Ministeri competenti? “Le dichiarazioni del Ministero dell’Ambiente che ci rassicura di come si stiano confrontando con la Salute non dovevano arrivare il 3 gennaio, ma a settembre”.

Ci risulta, comunque, che il Ministero della Salute non sia favorevole al riutilizzo, ma eventualmente al monouso da casa che poi il distributore dovrà valutare. Ma su questo effettivamente si attendono i comunicati ufficiali congiunti a seguito di una circolare ufficiale.

Una norma dunque sacrosanta, ribadisce Ciafani, ma circondata di errori. “Solo il riutilizzo favorirà la riduzione dei sacchetti – tuona il Direttore di Legambiente, che ricorda come questo sia già successo per quelli del trasporto merci – Dal 2012 possono essere utilizzati solo sacchetti biodegradabili per il trasporto merci, e dal 2012 al 2017 l’Italia ha più che dimezzato il loro utilizzo, riducendolo del 55%. E nel 2012 l’Italia ne era il principale consumatore d’Europa”.

L’ombra dell’illegalità

Fatta la legge, trovato l’inganno, per cui arriva una nuova legge. Sulla questione dei sacchetti per il trasporto merci, Ciafani ricorda che il restante 45% che ancora si usa è in realtà composto di una parte di non biodegradabili. Proprio perché al banco dell’ortofrutta non erano ancora vietati.

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“Alcuni distributori facevano circolare questi sacchetti con la dicitura ‘Per uso interno’, facendoli passare per sacchetti per la frutta e verdura quando invece erano utilizzati per il trasporto merci. Questo è stato uno dei motori della nuova legge, che servirà a sanare anche questa “stortura”, ma resta imperdonabile il ritardo sui tempi.

E non ci sono solo ritardi, ma anche gravi errori sui controlli, che hanno fatto anche naufragare tentativi come quello del 2011 sul riutilizzo. “Gravi errori sui controlli dei produttori di sacchetti – tuona Ciafani – ma soprattutto sui narcotrafficanti (non lo spacciatore sotto casa). Bisogna andare a prendere i grandi spacciatori. Il Governo deve mettere in campo tutte le forze, per sequestrare i luoghi dove i sacchetti illegali vengono o importati o prodotti e che poi riforniscono i negozianti, in alcuni casi consapevoli in altri meno”.

Problemi tecnici?

Qualora i Ministeri si pronuncino a favore delle retine, potrebbero però effettivamente esservi dei problemi tecnici relativi alle tarature delle bilance. Anche su questo però la soluzione ci sarebbe.

“Un’idea sarebbe fare in modo che le retine fossero tutte dello stesso peso – suggerisce Ciafani – in modo che la tara sia uguale per tutti. Altrimenti, effettivamente, le bilance devono tarare di volta in volta”. Solo una questione di volontà dunque.

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Attendiamo dunque, una circolare interpretativa già in grave ritardo. Nel frattempo, oltre ad incoraggiare il km0 rifornendosi dal fruttivendolo di fiducia, ricordiamo che qualche alternativa c’è (alcuni distributori offrono sacchetti di carta gratuiti) e saremo lieti di vedere un aumento esponenziale di sporte almeno per il trasporto merci e comportamenti in generale più consapevoli. Primo tra tutti evitare di etichettare ogni singolo frutto per evitare di pagare il sacchetto, sia perché questo, come più volte ribadito, è inutile, sia in quanto un danno per l’ambiente dovuto ad un maggiore consumo di carta e di inchiostro.

Roberta De Carolis

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