Ri-prodotti: ecco gli oggetti nati dal riciclo della spazzatura toscana

Meno rifiuti in discarica e reperibilità sul mercato di prodotti, ottenuti da materie plastiche riciclate, con le stesse caratteristiche qualitative (se non addirittura superiori) dei normali prodotti fatti con materiali vergini. Sono gli ottimi risultati del progetto Pro-Plasmix, avviato dal 2009 grazie al contributo della Regione Toscana e alla sinergia di un gruppo di aziende toscane che costituiscono la filiera del riciclo.

Meno rifiuti in discarica e reperibilità sul mercato di prodotti, ottenuti da materie plastiche riciclate, con le stesse caratteristiche qualitative (se non addirittura superiori) dei normali prodotti fatti con materiali vergini. Sono gli ottimi risultati del progetto Pro-Plasmix, avviato dal 2009 grazie al contributo della Regione Toscana e alla sinergia di un gruppo di aziende toscane che costituiscono la filiera del riciclo.

I risultati e le caratteristiche del progetto sono stati illustrati lo scorso 14 Giugno a Pontedera (Pisa) presso la sede dell’azienda Revet (attiva nella raccolta differenziata e nel riciclo dei rifiuti) durante il seminario denominato “I Ri-prodotti in Toscana: cosa sono, dove e come si acquistano“. Hanno preso parte all’evento i rappresentanti delle aziende partner di Revet che hanno messo in produzione e commercializzato i prodotti provenienti dal riciclo meccanico delle plastiche miste, il cosiddetto “Plasmix“, risultato della raccolta differenziata fatta in Toscana. Si tratta delle plastiche considerate “povere” che residuano al termine del processo di raccolta differenziata dei rifiuti: ad esempio i resti degli imballaggi e i sacchetti della spesa. Finora, pur rappresentando il 50% delle plastiche provenienti dalla raccolta differenziata, pari a 15 tonnellate all’anno, tali plastiche sono rimaste inutilizzate.

Con il progetto Pro-Plasmix, invece, (avviato nel 2009) realizzato da Pont-Tech di Pontedera (Pisa) con il cofinanziamento della Regione Toscana e il contributo di Revet e Utiplastic di Larciano (Pistoia) è stato possibile trasformare queste plastiche eterogenee in manufatti industriali: prodotti per la casa ma anche componenti per ciclomotori come ad esempio, le scocche dell’ MP3, lo scooter ibrido a 3 ruote della Piaggio. Oppure pallets per trasporto merci, pannelli fonoassorbenti realizzati per Autostrade spa, profilati da arredo urbano esterno, persiane per i prefabbricati e anche scope e altri utensili di uso domestico.

coop revet

Ad esempio gli articoli per la casa a marchio Utilgreen, realizzati con la plastica post consumo dall’azienda Utilplastic di Larciano (Pistoia), sono in vendita in quasi tutti i punti vendita del sistema Coop e, come ha ricordato Massimo Desideri, rappresentante di Utilplastic, da luglio entrerà in commercio anche il nuovo contenitore per la spazzatura realizzato col plasmix, mentre i prodotti per il giardinaggio saranno in vendita, da ottobre, negli ipermercati Coop. Come ha sottolineato Valerio Caramassi, preseidente di Revet, il riciclo delle plastiche miste è stato un processo particolarmente critico a differenza di quello di alcune plastiche, come il pet delle bottiglie di acqua e l’hdpe dei flaconi, il cui riciclo funziona da anni.

Eppure le plastiche miste sono quasi il 60% ( e sono in aumento) di quelle raccolte da Revet. Grazie al progetto finanziato dalla Regione Toscana e alle attività di ricerca effettuate con l’Università di Pisa, Pont Lab e Pont Tech è stato possibile, dunque, avviare a riciclo meccanico queste plastiche eterogenee (altrimenti destinate a recupero energetico), avviando produzioni e commercializzazioni di numerosi prodotti.

arredi revet

Ad esempio gli arredi urbani e i giochi per bambini prodotti da Tlf, azienda di Chiusi della Verna, in provincia di Arezzo. Come ha detto il rappresentante aziendale, Antonio Campagni, gli arredi sono fatti con profilati, privi di bolle e uniforme, forniti da Revet, che li realizza con materie plastiche frutto di raccolta differenziata. A differenza di quelli in legno, i profilati di Tlf non hanno bisogno di manutenzione, non rilasciano sostanze inquinanti, sono inattaccabili da batteri e organismi e sono nuovamente riciclabili.

case revet

Shelbox, invece, azienda di Castelfiorentino (Firenze), produce case mobili e prefabbricate e, da un anno, realizza con la plastica mista riciclata le persiane delle case mobili vendute in tutto il mondo. “Siamo soddisfatti della collaborazione con Revet, – ha spiegato Vittorio Ricciardi di Shlebox- e per noi il problema è casomai quello di far crescere intorno ai nostri clienti, le nostre stesse idee di sostenibilità“.

Ache Adriano Baldi, presidente della Capp Plast di Campi Bisenzio, si augura di avviare nuove produzioni con Revet: la Capp Plast, infatti, che produce ed esporta in tutto il mondo imballaggi in plastica e contenitori per l’agroindustria, immette ogni anno sul mercato 20 mila tonnellate di plastiche. Riuscire a ridurre il costo del materiale vergine sarebbe, dunque, oltre a un beneficio per l’ambiente, anche un vantaggio economico notevole. “Quello che abbiamo chiesto a Revet – ha spiegato Baldi – era semplicemente di avere materiale costante nella qualità, lavorabile e con caratteristiche meccaniche da poter impiegare nella produzione di piedi e traverse che devono sostenere il peso anche di 14 contenitori da 500 chili uno sopra all’altro“. E il materiale frutto di riciclo si è dimostrato del tutto affidabile.

pallet revet

Un altro caso emblematico, in questo senso, è quello di Piaggio il cui rappresentante, Mario Santucci, ha evidenziato come, fin dal 1978, con il lancio dell’Ape Elettrocar, la sostenibilità sia sempre stata al centro dell’attenzione di Piaggio. L’azienda, dunque, non poteva ignorare il progetto di riciclo del plasmix, oggi usato per la costruzione di alcune parti dell’Mp3, lo scooter ibrido a 3 ruote. Alcune parti di esso sono realizzate con una miscela di plastiche miste post consumo, scarti plastici industriali e materiale vergine: “Ridurre il proprio impatto ambientale – ha concluso Santucci – significa ridurre le emissioni durante l’uso del prodotto ma anche quelle emesse durante tutto il ciclo produttivo“.

piaggio revet

Non si è parlato, tuttavia, soltanto di plastica. Tra i relatori del seminario, infatti, era presente anche Rossano Naldini dell’azienda Zignano di Empoli che ricicla il vetro (raccolto e selezionato da Revet) che i toscani conferiscono nei contenitori del multi materiale o nella campane monovetro, quando installate. Da Revet i rottami di vetro vengono inviati alla Zignago che li rifonde nei suoi forni per farne nuove bottiglie in vetro: Per quanto riguarda gli imballaggi color ‘verde antico’ la percentuale di riciclato è intorno all’85%-90%, per le bottiglie ‘mezzo bianco’ al 45%, mentre per le bottiglie in ‘bianco’ è necessario utilizzare quasi esclusivamente materiale vergine. Naldini ha ricordato che riutilizzare il rottame di vetro consente risparmi in termini economici e ambientali (la temperatura di fusione è più bassa) ma, oggi, siamo costretti a importarlo dall’estero. Inoltre è fondamentale avere una buona raccolta finalizzata all’effettivo riciclo: se insieme al vetro finiscono porcellana, bicchieri in cristallo o pirofile questi elementi restano infusi e costituiscono punti di rottura nelle bottiglie riprodotte.

Revet, inoltre, tratta anche altri materiali, come il poliaccoppiato per bevande (ad esempio il Tetra Pak). Da un anno Revet invia il material selezionato allo stabilimento di Diecimo (Lucca) del Gruppo Lucart, rappresentato al seminatio da Luigi Trombetta. Il senso di responsabilità dei cittadini e la selezione di Revet consentono al Gruppo Lucart di trasformare in poltiglia i poliaccoppiati e, attraverso un filtro, di separare la fibra di cellulosa dai fogli di polietilene e di alluminio (che garantiscono la conservazione degli alimenti). La fibra di cellulosa viene riutilizzata da Lucart per la sua linea Eco Natural Grazie, con cui realizza fazzoletti, asciugoni, tovaglioli senza alcun aggiunta di additivi e coloranti. La plastica e l’alluminio sono inviati, invece, ad altre aziende che li trasformano in ecoallena con cui si realizzano gadget e articoli di cancelleria.

Dal seminario, dunque, è emersa una realtà, quella toscana, molto attiva nel riciclo dei materiali e capace di operare in stretta sinergia, con progetti di filiera che coinvolgono aziende private ma anche un Ente Pubblico come la Regione. La strada intrapresa appare dunque quella giusta. La speranza è che i comportamenti virtuosi si diffondano, dunque, non solo tra i cittadini, ma anche tra gli imprenditori, che dovranno acquisire la consapevolezza che riciclare, oltre che far bene all’ambiente, è anche un vantaggio in termini di competitività aziendale.

Leggi anche: Pro-Plastic: la plastica del futuro made in Pontedera

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