Regina Tchelly: la cuoca delle favelas che cucina con gli avanzi (FOTO)

Ricicla gli scarti alimentari trasformandoli in gustose ricette vegetariane che insegna a realizzare nei suoi corsi di cucina biologica, economica e sostenibile. Bucce di frutta, semi, gambi, foglie e radici di verdure normalmente destinati alla pattumiera diventano protagonisti assoluti dei suoi piatti, realizzati con ingredienti organici coltivati in piccoli orti locali

Ricicla gli scarti alimentari trasformandoli in gustose ricette vegetariane che insegna a realizzare nei suoi corsi di cucina biologica, economica e sostenibile. Bucce di frutta, semi, gambi, foglie e radici di verdure normalmente destinati alla pattumiera diventano protagonisti assoluti dei suoi piatti, realizzati con ingredienti organici coltivati in piccoli orti locali.

Regina Tchelly, la storia della donna che cucina con gli avanzi

Si chiama Regina Tchelly questa giovane donna brasiliana che ha fatto della battaglia per il cibo di qualità e la lotta allo spreco alimentare la sua missione di vita. Nata nel 1981 nella poverissima regione di Prateria, nella parte nordorientale del Brasile, a soli 17 anni si trasferisce a Rio de Janeiro per lavorare come domestica presso le famiglie più abbienti della città carioca. Povera e con una bambina da mantenere, trova alloggio in una delle baraccopoli della città, la favela Morro di Babilonia.

Ben presto Regina inizia a rendersi conto dell’enorme quantità di cibo sano e nutriente che viene sprecato e buttato via nei mercati di Rio. Nella sua regione d’origine, Regina era abituata ad utilizzare tutte le parti degli alimenti. Nulla veniva sprecato: gli scarti servivano a foraggiare il bestiame o venivano compostati per fertilizzare il terreno. Rio de Janeiro invece è una metropoli piena di contraddizioni, in cui convivono ricchezza e povertà, miseria e malnutrizione.

Nelle favelas, le baraccopoli situate sulle alture che dominano le spiagge turistiche e i quartieri benestanti della città, c’è penuria di generi alimentari. Quando c’è, il cibo risulta pesante e poco salutare, costituito principalmente da piatti di riso accompagnato da fagioli fritti nel grasso della stessa carne con la quale vengono serviti, oppure street food a base di spiedini e patatine fritte.

regina tchelly

Si rende conto che questo tipo di alimentazione non è affatto bilanciata ed è inoltre controindicata per la crescita dei bambini, in quanto non in grado di apportare i nutrienti necessari per uno sviluppo sano e armonico.

L’orto in Favela

Da qui l’idea di autoprodurre il cibo nel proprio orto, dando vita a una cucina organica, di qualità e con zero sprechi, possibilmente estendendo questo modello virtuoso di alimentazione a tutti i membri della comunità.

regina tchelly orto

Nel 2010 Regina inizia così a tenere qualche incontro di cucina a base di cibo biologico e scarti vegetali organici per i suoi vicini della favela di Babilonia. Sin da subito, però, si rende conto di aver bisogno di un quantitativo maggiore di prodotti agricoli: il suo orto non è sufficiente per realizzare compiutamente

il suo progetto di gastronomia totale, che utilizza tutte le parti di alimenti locali e biologici, azzerando gli scarti e riducendo i costi, con ricadute positive a livello sociale e ambientale. Regina tenta di accedere ai fondi statali per l’imprenditoria giovanile, ma il finanziamento pubblico le viene negato perché il suo progetto è ritenuto troppo complesso. Questo rifiuto, invece di farla desistere, la spinge a perseverare col massimo impregno per raggiungere il suo obiettivo.

regina 2

Inizia a coinvolgere i membri della comunità, chiedendo la disponibilità a trasformare anche un piccolo angolo inutilizzato di terreno in un orto produttivo. Investe una piccola somma di denaro per comprare la terra destinata ad essere lavorata negli orti del sobborgo, insegna ai suoi vicini come coltivarla e nel giro di una settimana nella favela di Babilonia nascono 6 mini orti, che diventano 10 la settimana successiva, 15 alla terza settimana, 40 un mese dopo: è l’inizio ufficiale del progetto Favela Organica.

Quei terreni prima ostaggio di violenze e abusi da parte dei piccoli trafficanti di droga, liberati e pacificati grazie alle misure del governo Lula, diventano il fiore all’occhiello della favela, oasi biologiche in cui coltivare cibo sano e nutriente a vantaggio e con il coinvolgimento della popolazione locale. Regina è entusiasta: finalmente riesce a tenere sistematicamente incontri e laboratori gastronomici gratuiti in casa sua a beneficio dei membri della sua comunità, in cui insegna alle persone a valorizzare gli alimenti in tutte le loro componenti, comprese quelle che finiscono nella pattumiera, generalmente ricchissime di principi nutritivi e dal maggior contenuto in fibre.

Non frigge e non usa né carne né pesce: una cucina povera la sua, ma estremamente ricca di benefici per gli abitanti delle favelas. Nei suoi piatti spiccano soprattutto bucce di zucca e di patate, di banane e frutto della passione, gambi e foglie esterne di broccoli, semi di peperoni, acqua di cottura delle verdure. Una cucina genuina, saporita, salutare, economica e rispettosa dell’ambiente. Ben presto il progetto Favela Organica attira l’interesse e il sostegno di slow food Brasile, diffondendosi anche nelle favelas di Alemao, Cantagalo e Rocinha. Gli incontri e i laboratori gastronomici si trasformano in veri e propri corsi di cucina.

Regina diventa famosa in tutto il Paese, ospite di programmi televisivi e vincitrice del Premio brasiliano per l’imprenditoria femminile . Riesce a incidere sulla gastronomia carioca al punto da indurre chef più blasonati a seguire il suo esempio, convertendosi alla filosofia del non spreco degli alimenti e del riciclo degli avanzi , in nome di un consumo di cibo più responsabile. Regina reinventa la cucina brasiliana senza mai rinunciare al gusto nelle sue ricette, attualmente raccolte in un archivio che vanta circa 450 differenti proposte gastronomiche. Persino i brigadeiros, i tipici dolcetti brasiliani al cioccolato, vengono cucinati con le bucce di banana, risultando comunque golosi e invitanti.

A metà strada tra semplice attività imprenditoriale e vero e proprio movimento ecosostenibile con finalità sociali, il progetto Favela Organica riesce a varcare i confini brasiliani per essere esportato nei ricchi Paesi occidentali, approdando addirittura in Vaticano.

L’incontro con Papa Francesco

Nel luglio del 2014, durante il viaggio apostolico del pontefice in Brasile, Regina incontra Papa Francesco, in occasione dellla Giornata Mondiale della Gioventù. Sarà lo stesso pontefice, rimasto molto colpito dall’attività di Regina, a invitarla qualche mese dopo presso la Santa Sede per tenere corsi di cucina antispreco ai cuochi del Vaticano.

Oggi la chef delle favelas viaggia in tutto il mondo, ospite dei principali eventi gastronomici in veste di testimonial di un cibo sano ed economico, biologico e antispreco, esempio vivente di come sia possibile avere un diverso rapporto col cibo e, più in generale, un approccio differente alla scarsità di risorse del nostro pianeta. Nel 2016 è stata una delle candidate nella corsa al Premio Internazionale ‘La Donna dell’anno’, promosso dalla regione Valle d’Aosta con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

È una storia che induce a riflettere quella di Regina. Soprattutto in questo periodo in cui assistiamo a una crescente spettacolarizzazione mediatica della gastronomia e di tutto ciò che ruota intorno al cibo. Difficilmente qualcuno di noi si metterà a recuperare le bucce delle banane o i gambi e le foglie esterne dei broccoli per cucinare un pasto. Ma la storia di questa giovane donna intraprendente e testarda impone sicuramente una riflessione sul nostro rapporto col cibo, invitandoci a ripensare almeno per un istante il concetto stesso di scarto.

Forse il suo modello di alimentazione è difficilmente riproducibile nella nostra società dell’opulenza. Ma conoscendo la sua storia magari da oggi in poi ci penseremo meglio prima di lasciar morire un cespo d’insalata in fondo al frigo, o di scartare una mela solo perché leggermente ammaccata. Forse da oggi risulterà più difficile anche per noi buttare cibo ancora commestibile nella pattumiera.

regina favela

Una ricetta antispreco dall’archivio di Regina Tchelly:

Riso colorato con gambi e bucce

Ingredienti

  • 1 tazza di riso integrale

  • 1 tazza di gambi di cavolfiore tagliati a pezzetti

  • 1 tazza di bucce di patate spezzettate

  • 3 spicchi di aglio tritati

  • 1 carota media grattugiata con la buccia

  • ½ cipolla a dadini

  • prezzemolo fresco

  • sale

Preparazione

Imbiondire l’aglio e la cipolla. Unire i gambi di cavolfiore, le bucce di patate e la carota. Quando le verdure si saranno ammorbidite, aggiungere il riso, mescolare e aggiungere 2 tazze di acqua. Cuocere per circa 20 minuti a fiuoco lento. Spolverare con una manciata di prezzemolo fresco.

Angela Petrella

Foto

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