Il pastore sardo vince la battaglia contro la costruzione di resort sulla spiaggia

La Corte di Cassazione ha bocciato la fine della costruzione di un resort a cinque stelle, vicino alla splendida spiaggia di Tuerredda.

Capita a volte che si riescano a vincere delle battaglie in cui nessuno avrebbe mai scommesso. E quella del pastore 85enne sardo Ovidio Marras è una di quelle perché, la Corte di Cassazione ha bocciato la fine della costruzione di un resort a cinque stelle, vicino alla splendida spiaggia di Tuerredda. Adesso l’edificio (già quasi completo) dovrà essere demolito perché ritenuto illegittimo.

La vicenda. Nella cordata di imprese che hanno investito milioni di euro c’erano alcune banche e i nomi grossi dell’economia: da Caltagirone a Toti, da Marcegaglia ai Benetton. L’idea era quella di trasformare questo luogo incontaminato -tra la costa di Malfatano e quella Tuerredda, nel comune di Teulada a Cagliari – in una meta lussuosa e turistica.

Suite sul mare distribuite in 15 palazzi di 10 piani. Insomma, l’ennesima colata di cemento che avrebbe distrutto la bella costa sarda. Ma il progetto turistico-edilizio della Sitas ha trovato pane per i suoi denti nel nome di Ovidio Marras, il pastore e contadino che sostenuto da Italia Nostra nazionale, ha portato in tribunale i colossi dell’economia, difendendo il suo diritto di passare nella stradina che collega i suoi terreni alla costa e che una parte della costruzione, aveva illecitamente occupato.

sitasresort

Carattere forte e deciso, Ovidio non si è piegato nemmeno quando gli sono stati offerti moltissimi soldi dal colosso Sitas per vendere il suo terreno, rifiutando qualsiasi tipo di mediazione.

Non sono uno che sogna di vivere in un posto di lusso. Non so neanche dove sia la Costa Smeralda. Io voglio continuare a vivere in questa terra, voglio che la lascino così come l’abbiamo conosciuta. Hanno distrutto tutti gli olivastri, ce n’erano più di cento. Poi ne hanno piantato sette o otto ma si sono seccati dopo poco tempo, spiega il pastore a La Stampa.

E così, mentre gli altri contadini della zona cedevano, lui ha iniziato la sua battaglia legale sostenuto dall’associazione ambientalista. E la vittoria è arrivata sia davanti al Tar in Sardegna che al Consiglio di Stato a Roma.

Adesso, il verdetto della Corte di Cassazione: la costruzione deve essere demolita perché per costruire non potevano bastare le valutazioni di impatto ambientale sui lotti che singolarmente la società Sitas aveva presentato all’ufficio regionale per il paesaggio, ma ci voleva una valutazione unica, che rendesse conto dell’impatto dell’intero complesso su una costa di rara bellezza, priva di cemento e oggetto di massima tutela nel piano paesaggistico regionale.

Il ricorso presentato dalla Sitas è stato respinto, dunque, per la terza volta dalla Cassazione a sezioni unite e Ovidio può finalmente festeggiare la sua vittoria.

Qui mi avevano preso per scemo, ma io non mi sono arreso. Volevano circondarmi di case, volevamo intrappolarmi nel cemento, forse speravano che me ne andassi. Ma adesso saranno costretti a buttar giù tutto. Non era accettabile che noi dovessimo andar via da qui, da casa nostra, per far posto ai ricchi. Questo posto è di tutti e io lo dovevo difendere, conclude il pastore sul quotidiano torinese.

Una storia, come dicevamo all’inizio, a lieto fine che dimostra come a volte la tenacia e l’amore per la propria terra, riescano a vincere anche sui giganti dell’economia.

Dominella Trunfio

Foto: @Lastampa

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