Ecco perchè le zanzare riescono sempre a trovarci: il loro olfatto è indistruttibile

Svelato il mistero sul fiuto delle zanzare, che riescono sempre a scovarci (e poi a pungerci). La ricerca, condotta dalla Rockefeller University (Usa) rivela un sistema olfattivo molto complesso che consente alle zanzare Aedes aegypti di specializzarsi nella caccia agli esseri umani

Ci trovano sempre: ecco come le zanzare sono infallibili nella caccia degli esseri umani da cui succhiano sangue indispensabile alla loro riproduzione. Una ricerca guidata dalla Rockefeller University (Usa) rivela un sistema olfattivo “micidiale” che permettere alle zanzare Aedes aegypti di specializzarsi nella ricerca di sangue umano.

Tra la malaria e una miriade di altre malattie trasmesse dalle zanzare, quasi un milione di morti ogni anno può essere ricondotto a semplici punture di questo insetto. Frenare l’attrazione mortale tra le zanzare e gli esseri umani è quindi una priorità significativa per la salute pubblica, ma i tentativi di farlo interferendo con il modo in cui queste captano il nostro odore si sono rivelati finora infruttuosi.

Non si parla ovviamente di rimedi per tenere lontana qualche zanzara da noi, ma di metodi davvero efficaci per interrompere questo meccanismo di attrazione a livello “globale” che diffonde pericolose malattie come malaria, dengue, Zika, chikungunya e febbre gialla.

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Conoscere nel dettaglio il loro sistema olfattivo, che le porta dritte da noi, è un primo passo verso l’organizzazione di sistemi di difesa.

zanzare sistema olfattivo

©Rockefeller University

A prima vista, l’olfatto delle zanzare non ha senso. Il modo in cui la zanzara organizza la sua sensazione olfattiva è del tutto inaspettato”, afferma Leslie Vosshall, coautrice del lavoro – Ma per la zanzara ha perfettamente senso. Ogni neurone che interpreta l’olfatto è ridondante in modo tale che il sistema olfattivo sia essenzialmente indistruttibile. Questo potrebbe spiegare perché non abbiamo trovato un modo per spezzare l’attrazione delle zanzare per gli esseri umani

Dagli insetti ai mammiferi, gli scienziati generalmente presumono che il cervello elabori gli odori attraverso un sistema 1:1:1, ovvero con ogni neurone olfattivo che esprime un recettore dell’odore il quale a sua volta comunica con un gruppo di terminazioni nervose, noto come glomerulo. Anche molte specie di insetti hanno quasi lo stesso numero di recettori olfattivi dei glomeruli: i moscerini della frutta circa 60 recettori e 55 glomeruli, le api mellifere, 180:160 (solo per citare qualche esempio).

Per le zanzare Aedes aegypti non è proprio così:  in questi insetti sono state trovate ora prove di singoli neuroni dell’odore che interagiscono con più recettori diversi.

Era tutto confuso spiega Olivia Goldman, prima autrice dello studio –  Quasi ogni cellula esprimeva tutto

L’ipotesi è stata confermata dal sequenziamento dell’RNA e dall’elettrofisiologia in vivo che ha misurato direttamente l’attività delle cellule cerebrali delle zanzare, dimostrando che queste cellule stavano effettivamente rilevando più molecole di odore, il tutto in palese violazione del dogma olfattivo.

zanzare sistema olfattivo

©Cell

Il team sospetta che, a differenza dei topi e di altre specie generaliste che trovano cibo in molti luoghi diversi, le zanzare abbiano sviluppato un sistema di odori unico per aiutarli a rintracciare un pasto di sangue a tutti i costi. Sembra infatti uno “spreco biologico”, ma questo sistema olfattivo consente alle zanzare di trovarci veramente sempre e dovunque.

Nel frattempo, la ridondanza e la resilienza del sistema potrebbero spiegare perché i precedenti tentativi di eliminare i geni centrali per l’olfatto non hanno impedito alle zanzare di colpire gli esseri umani.

Capire come le zanzare localizzano gli esseri umani è essenziale per la nostra capacità di manipolare questo sistema e rendere le persone meno vulnerabili alle malattie trasmesse dalle zanzare – conclude afferma Goldman – Lo studio di questo sistema ci aiuterà a capire meglio perché l’olfatto delle zanzare è così indistruttibile

Il lavoro è stato pubblicato su Cell.

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Fonti: Rockefeller University / Cell

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