Queste vongole usano i loro escrementi per dominare l’habitat in cui vivono (e di cui si nutrono)

Le vongole mangiatrici di legno conquistano il loro habitat (appunto il legno, che è la loro casa ma anche il loro cibo) costruendo comignoli di escrementi. La specie è oggetto di attenzione da parte dei biologi per alcune caratteristiche piuttosto insolite nel regno animale, come questa. La ricerca è stata condotta dal Field Museum di Chicago (USA)

Esistono delle particolari vongole che vivono nel legno (di cui si nutrono) e che hanno sviluppato una tecnica originale per appropriarsi del loro habitat: costruire dei comignoli di escrementi. La scoperta è opera di un gruppo di ricerca del Field Museum di Chicago (USA), istituto da tempo impegnato nello studio di queste specie.

Davvero un’insolita tecnica quella sviluppata da queste specie marine. Difficilmente infatti gli animali amano vivere nei loro escrementi, di cui tendono a liberarsi al di fuori degli spazi scelti come tane, nidi, rifugi.

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Ci sono due sfide che ogni creatura marina deve affrontare: ottenere acqua pura, in modo da poter portare ossigeno alle branchie, e liberarsi dei rifiuti – spiega Janet Voight, prima autrice del lavoro – Perché nessuno vuole vivere nella propria cacca. Ma queste vongole ci vivono, e in realtà così prosperano

La scoperta è avvenuta “quasi per caso”. Gli scienziati infatti avevano notato che si poteva mettere della legna sul fondo del mare, tornare mesi o addirittura anni dopo e recuperarla con una straordinaria varietà di animale, mentre altre volte il legno sommerso per la stessa quantità di tempo usciva così rosicchiato e perforato da potersi sbriciolare in mano.

E naturalmente volevano capire perché. Pur essendoci sei rami nell’albero genealogico di queste vongole, una famiglia di loro “lavorava il legno” in modo diverso. E i ricercatori, concentrandosi su questa, ha notato che tutte le vongole di questo ramo avevano un tratto comune: scavando e muovendosi nei buchi nel legno, riempivano lo spazio intorno a loro con le loro stesse feci.

Non lo fanno apposta, la loro anatomia glielo fa fare – spiega Voight – Quando queste vongole scavano nel legno, il loro piccolo guscio si apre e intanto dietro di loro spuntano i sifoni delle vongole, appendici tubolari per l’apporto di acqua e l’espulsione delle scorie

Nella maggior parte delle vongole questi due sifoni sono di uguale lunghezza e sono sporgenti, cosicché gli escrementi vengono rilasciati fuori, mentre per le vongole oggetto di questo studio sifone di uscita è corto e quindi rimane all’interno del foro nel legno. Di conseguenza, i loro escrementi restano dentro, fino a formare un comignolo che avvolge il sifone.

Sicuramente non è molto igienico, eppure le vongole non mostrano segni di problemi immunitari – precisa la ricercatrice – Sono sane, ma allora perché si sono evolute in questo modo?

Gli scienziati hanno ipotizzato che questi camini fecali potrebbero indicare l’insediamento larvale: le loro larve fluttuanti potrebbero cioè essere in grado di rilevare la cacca e farsi strada verso di essa per creare una casa accanto ai membri della loro stessa specie.

Ma questo lascia ancora il problema: anche se un camino di cacca funge da faro per altri membri della loro specie per unirsi a loro sul loro legno, come possono questi individui sopravvivere mentre sempre più larve si depositano e l’ambiente diventa più sporco e l’ossigeno diventa meno disponibile?

Questo gruppo di specie di vongole ha dimostrato in studi precedenti di essere insolitamente tollerante nei confronti di un basso livello di ossigeno – continua Voight – Ha sviluppato anche altri meccanismi di adattamento, come un rivestimento mucoso dei loro camini fecali e una sostanza come l’emoglobina nel sangue che raccoglie più ossigeno, che possono ridurre il rischio di avvelenamento da solfuro indotto dai rifiuti

Tali meccanismi, spiegano i ricercatori, consentono a queste specie di sopravvivere in condizioni che farebbero ammalare vongole diverse. Il risultato finale è più legna per le specie produttrici di camini di escrementi, in cui vivere e su cui la loro prole può stabilirsi, di certo senza concorrenza.

Quando ti trovi di fronte a qualcosa che sembra enigmatico, a volte devi fare un passo indietro e guardare il quadro generale, mettere insieme molti studi diversi, per vedere come ciò che sembrava essere enigmatico sia un prodotto dell’evoluzione – conclude la scienziata – Avere un buon albero genealogico può aiutare a rivelare i modelli, e più sappiamo sulle storie evolutive di questi diversi gruppi, più saremo in grado di scoprire come si adattano insieme

Il lavoro è stato pubblicato su Marine Biodiversity.

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Fonti: Field Museum / Marine Biodiversity

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