Non ci sono più vongole a causa del granchio blu risvegliato dal caldo

Torna il granchio blu (che in realtà non era mai andato via) a causa delle alte temperature. La massiccia presenza della specie invasiva sta letteralmente eliminando le vongole dai nostri mari. E arrivano i primi stop alla produzione

Le alte temperature hanno “risvegliato” il granchio blu: la specie invasiva sta depredando le vongole dai nostri mari. E arrivano i primi stop alla produzione, il primo in Veneto a Porto Tolle. Le attività sono sospese per mancanza totale del prodotto. Un altro distruttivo effetto dei cambiamenti climatici.

Il granchio blu è una specie alloctona micidiale che sta colonizzando i nostri mari e che sta mettendo in ginocchio il settore dell’acquacoltura, proliferando a una velocità impressionante nei pressi di lagune ed estuari. Dal nome scientifico Callinectes sapidus, la specie invasiva desta grandissima preoccupazione nel nostro Paese.

Formidabile predatore, alloctono nel Mediterraneo, si ciba di molluschi e crostacei competendo fin troppo facilmente con la fauna autoctona: i danni economici ed ecologici appaiono incalcolabili.

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Al momento a farne le spese sono le vongole, la cui produzione è in stop per via di totale mancanza di prodotto, letteralmente depredato dalla massiccia presenza del granchio blu nei nostri mari.

Una scelta che ci pesa molto ma inevitabile

spiega all’Ansa Luigino Marchesini, presidente di Fedagripesca-Confcooperative, che chiede per questo di sospendere i mutui e risolvere la questione previdenziale.

Prima dell’arrivo del granchio blu venivano pescati circa 330 quintali di vongole ma si è arrivati a raccoglierne ora solo 7-8 quintali. Critica anche la situazione in Emilia-Romagna, tra Goro e Comacchio.

Purtroppo pescarli e proporli come cibo non è la soluzione, come riferiva la scorsa estate Gianmichele Passarini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Veneto, secondo il quale un’emergenza di tale portata non può essere ridotta a un “ricettario”.

Leggi anche: Granchio blu, perché cucinarlo non è la soluzione all’emergenza

E sottolineando – anche lui – il ruolo cruciale dei cambiamenti climatici in questo disastro ecologico. Infatti questa specie necessita, per riprodursi, di circa 25 parti per milione di salinità, habitat che, a causa della crescente marinizzazione, riesce a trovare anche nelle aree lagunari, nelle foci e negli estuari dei fiumi, non più solo al mare.

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Fonte: Ansa

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