Vivisezione: il Governo Monti ha detto sì all’art.14. L’Europa chiede maggiori tutele per tutti gli animali

Vivisezione e tutela animali. Ieri è arrivato il sì del Governo Monti all'art. 14, mentre l'Europa chiede una singola legislazione europea sul benessere degli animali, insieme a nuove regole per l'identificazione e la registrazione degli animali domestici, migliori controlli e sanzioni più severe e, non ultima, la creazione di un'etichetta "macellazione senza stordimento" per la carne

Vivisezione e tutela animali. Ieri è arrivato il sì del Governo Monti all’art. 14, mentre l’Europa chiede una singola legislazione europea sul benessere degli animali, insieme a nuove regole per l’identificazione e la registrazione degli animali domestici, migliori controlli e sanzioni più severe e, non ultima, la creazione di un’etichetta “macellazione senza stordimento” per la carne.

Il Governo Monti dice sì. Con le parole del Ministro della salute Renato Balduzzi, il Governo, sollecitato dal Senatore Di Giovan Paolo, uno dei due relatori della legge comunitaria, a esprimersi in merito all’articolo sulla sperimentazione animale che potrebbe comportare la chiusura degli allevamenti come Green Hill, ha confermato la posizione già espressa al momento del voto alla Camera dei Deputati, sia in Commissione che in Aula.

In qualità di coordinatrice per il Partito Democratico dell’ambito salute e tutela degli animali esprimo grande soddisfazione per le dichiarazioni che il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha reso nella Commissione Politiche dell’UE sul mantenimento dell’articolo 14 del ddl comunitaria così come votato alla Camera“, ha dichiarato in una nota la Senatrice Silvana Amati del Pd, docente universitaria di Istologia.

Le parole che ha pronunciato il ministro –continua la Senatrice- ricordano come il testo votato alla Camera sia stato un punto di equilibrio alto, ottenuto dopo un’approfondita discussione nelle Commissioni di merito. Se ora ci si atterrà alle indicazioni del Governo, rappresentato in Commissione anche dal ministro Enzo Moavero, il testo che uscirà dalla Commissione Politiche dell’Unione Europea darà valore finalmente alla Carta di Lisbona nella quale si riconoscono gli animali quali esseri senzienti, portatori di diritti e non oggetti e verranno chiusi allevamenti della morte“.

Ovviamente, i senatori favorevoli al “no” non hanno tardato a far sentire la loro voce e a esprimere il loro dissenso. “Il Senato approvi la direttiva europea sulla sperimentazione così come licenziata dalla Commissione e dal Parlamento Europeoha chiesto il senatore del Pdl Carlo Giovanardi, fervente sostenitore della sperimentazione animale, che ha invitato tutti a “non subire una deriva ideologica che avrebbe come conseguenza un’ipocrita decisione di vietare l’allevamento di animali destinati alla sperimentazione del nostro Paese, mentre non è possibile mettere in commercio ne’ in Italia né in nessuna altra parte del mondo, un farmaco se non testato su due animali fra cui almeno un primate“.

Il Senatore replica, infine, alla posizione di Balduzzi affermando una delle conseguenze dirette più gravi sarebbe “una massiccia importazione dall’estero di animali senza possibilità di controllo del rispetto della direttiva o il crollo della ricerca scientifica in Italia a favore di Paesi nei quali dovrebbero inevitabilmente trasferirsi i nostri ricercatori. Non c’è dubbio – conclude – che allo stato degli atti l’unica vera alternativa alla sperimentazione sugli animali è la immorale e ripugnante idea che come cavie nella stessa possano essere usati direttamente gli esseri umani“.

La risoluzione europea a favore del Benessere degli animali

Intanto, sempre ieri, il Parlamento europeo ha approvato, con 474 voti favorevoli, 82 contrari e 17 astenuti, la relazione di Marit Paulsen (liberale, svedese) “sulla strategia dell’Unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015” e la risoluzione della commissione Petizioni, dopo migliaia di richieste popolari, “sulla definizione di un quadro giuridico dell’UE per la protezione degli animali domestici e degli animali randagi“.

Le regole sul benessere degli animali, spiega una nota ufficiale, “devono essere applicate con più serietà, i vuoti normativi eliminati e i trasgressori puniti, anche perché si tratta di norme che proteggono la salute umana, prevenendo la diffusione di malattie legate agli animali e la resistenza antimicrobica“. La risoluzione afferma che bisognerebbe mettere insieme le regole esistenti in materia di benessere degli animali per creare una singola legislazione europea, con lo scopo di aumentare la conformità e garantire gli stessi diritti e doveri per tutti gli agricoltori dell’UE. Le nuove regole andrebbero a coprire, infatti, anche tutti gli animali d’allevamento, oltre a cani e gatti randagi e agli animali domestici.

L’aspetto più importante di questa proposta è caratterizzato dai dettagli della legge quadro su base scientifica, che riflettono il legame tra salute pubblica e animale. Dobbiamo definire insieme cosa s’intende per buone pratiche zootecniche e determinare chiaramente chi è responsabile per gli animali. È una questione di equità, sia per gli animali sia per i produttori in tutta Europa“, ha dichiarato Marit Paulsen. “La nuova legislazione dovrebbe promuovere la responsabilità dei proprietari di animali, vietare canili e rifugi senza licenza, applicare sanzioni severe in qualsiasi Paese dell’Ue che non rispetta le regole e fornire un’adeguata formazione agli operatori pubblici“, commenta, invece, l’eurodeputato animalista Andrea Zanoni.

È di vitale importanza –continua Zanoni- fornire tutti i 100 milioni di cani e gatti europei di appositi microchip per gestirne la popolazione. Le stragi di cani in Ucraina e Romania e la moria dei cuccioli sequestrati al commercio clandestino dell’Est Europa come accaduto recentemente a Monselice in provincia di Padova, devono diventare un lontano ricordo“. Ma, per rendere tutto ciò vero, l’Europa deve fare di più: “un’Europa civile, quando parla di animali, non può accettare pratiche barbare e incivili come vivisezione, caccia e corrida, attività alle quali possiamo e dobbiamo rinunciare subito senza nessuna ripercussione negativa sui cittadini europei”, conclude Zanoni.

Ecco le 4 principali richieste del Parlamento:

1) Petizione dei cittadini per proteggere gli animali domestici

La legislazione europea dovrebbe anche introdurre nuove regole per l’identificazione e la registrazione degli animali domestici e vietare canili e rifugi senza licenza. La legislazione dovrebbe anche applicare sanzioni severe in qualsiasi Stato membro che non rispetta le regole, hanno aggiunto i deputati in una risoluzione separata presentata in risposta alle petizioni ricevute dal Parlamento.

2) Migliori controlli e sanzioni più severe

Poiché permangono carenze in termini di rispetto delle norme in materia di salute animale, i deputati chiedono agli Stati membri di assumere più ispettori, adeguatamente formati, e di stanziare maggiori risorse per l’Ufficio alimentare e veterinario dell’UE. Inoltre, sottolineano che le violazioni devono essere sanzionate in modo efficace, accompagnate da informazioni complete da parte delle autorità competenti, nonché da opportune misure correttive. Per evitare lunghi ritardi nell’applicazione delle nuove regole, come accaduto con la direttiva sulle galline ovaiole, la risoluzione chiede un sistema di “intervento precoce” per consentire alla Commissione europea di verificare regolarmente se gli Stati membri sono in grado di rispettare la scadenza.

3) Nuova etichettatura

In risposta alle denunce dei cittadini europei e per aiutare i consumatori a compiere scelte più consapevoli, i deputati invitano la Commissione a prendere in considerazione la creazione di un’etichetta “macellazione senza stordimento” per la carne.

4) Scambi con i paesi terzi

Il Parlamento sottolinea infine che standard equivalenti per il benessere devono essere applicati a tutti gli animali e ai prodotti importati, per garantire una parità di condizioni per gli agricoltori europei e standard di qualità comparabili per i consumatori dell’UE.

Roberta Ragni

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