Occhi dolcissimi e spaventatissimi alla vista del sole e dell'erba: sono quelli dei 40 beagle cresciuti in un laboratorio in Spagna e arrivati a Los Angeles la scorsa settimana, liberati grazie al progetto Freedom Beagle, che tenterà ora di dargli una nuova vita attraverso un programma di adozioni.
Occhi dolcissimi e spaventatissimi alla vista del sole e dell’erba: sono quelli dei 40 beagle cresciuti in un laboratorio in Spagna e arrivati a Los Angeles la scorsa settimana, liberati grazie al progetto Freedom Beagle, che tenterà ora di dargli una nuova vita attraverso un programma di adozioni.
Immagini tristissime da un lato, perché ci fanno rendere conto di quanto sia innaturale la vita fatta fare agli animali destinati ai laboratori: pare impossibile che un beagle si mostri così spaventato nel momento in cui gli viene aperta la gabbietta e gli viene permesso di uscire all’aria aperta, guardare il cielo, correre su un prato. Eppure è quello che è successoalla liberazione di queste povere bestiole, avvenute grazie all’intenso lavoro del gruppo Animal Rescue Media Education (ARME), che si occupa della cura e del salvataggio di animali sofferenti.
Immagini che però, per altro verso, ci fanno ben sperare sul fatto che esista qualcuno che ogni giorno si adopera per restituire la dignità a questi beagle e per cercare di regalargli una vita più serena e densa d’affetto. Una vita diversa da quella trascorsa in gabbia e senza vedere la luce del sole: “Ci hanno detto che vivevano uno per gabbia in stanze di 10 beagle, ma non hanno mai avuto alcuna interazione tra di loro”, racconta il portavoce del progetto dell’ARME, Gary Smith. “Sono stati in un canile da quando sono stati salvati, circa una settimana fa, ma a parte questo hanno trascorso gran parte della loro vita rinchiusa”.
Ecco dunque spiegato il terrore in quegli occhi, alla sola vista di uno spazio così grande dove poter stare, correre, passeggiare, giocare. Tutto quello che un cane dovrebbe fare normalmente insomma. Ma non alcuni beagle, che vengono purtroppo scelti per sperimentazioni e test di laboratorio di prodotti farmaceutici, cosmetici e casalinghi. Le motivazioni stanno proprio nelle caratteristiche di questa razza, docile, amichevole, fiduciosa nell’uomo e, incredibile a dirsi, poco costosa da sfamare.
Un destino segnato per molti di loro, dunque: nell’ultima oprazione di ARME, la più vasta effettuata finora, sono infatti stati salvati ben 72 cani, 32 dei quali hanno già trovato una famiglia adottiva in Europa. E già a giugno l’organizzazione aveva donato una nuova vita ad altri 9 beagle, filmandone i primi passi all’esterno. Questo perché molti laboratori, una volta che i poveri cani non servono più alla ricerca, contattano direttamente ARME per tentare di dargli una nuova casa.
Ma è veramente necessario tutto ciò? Il dibattito è delicato e sempre aperto: da un lato ci si appella alla ricerca e all’importanza dello studio di nuove terapie per patologie spesso gravi, che necessitano di essere testate su qualcosa di diverso dall’uomo prima di essere messe in commercio. Dall’altro si pensa che se ne potrebbe fare a meno e che si potrebbero cercare metodi alternativi per i test. Senza parlare poi dell’inutile sofferenza dei beagle nei casi di sperimentazioni per cosmetici o detersivi, di cui potremmo tranquillamente fare a meno.
In molti casi, ad esempio, basterebbe che noi per primi boicottassimo le aziende che mettono in atto queste torture, scegliendo prodotti non testati sugli animali. Ne esistono tantissimi e in tutti i settori. Qui trovate delle liste complete, stilate da PETA, di aziende che dichiarano di non effettuare test sugli animali per i loro prodotti e di quelle che invece li eseguono. La consapevolezza delle nostre scelte d’acquisto e di consumo è sempre un buon primo passo verso un mondo diverso.