In Italia la sperimentazione animale continua a far registrare numeri altissimi. Le ultime statistiche rendono noto l'uso e l'uccisione di quasi 2 milioni di cavie per fini scientifici nel periodo 2019-2022.
Erano topi, scimmie, cani, porcellini d’India, conigli, maiali i quasi 2 milioni di animali utilizzati in Italia come cavie nei laboratori e uccisi a conclusione degli esperimenti. 1.933.726 esseri senzienti torturati per la ricerca, per l’istruzione e per la formazione.
È quanto emerge dalle statistiche appena apparse sulla Gazzetta Ufficiale, contenenti i numeri esatti degli animali impiegati a fini scientifici in Italia negli anni 2019-2022. I dati sono stati raccolti secondo le modalità previste dalla Direttiva 2010/63/UE dal Ministero della Salute, recepita in Italia con il Decreto Legislativo n.26/2014.
Le tabelle di riferimento sono impressionanti, le cifre altissime con una media di 482mila cavie allevate e abbattute l’anno. Delle vittime della ricerca, inoltre, solo il 28% è usato per fini regolatori, per rispondere a obblighi di legge.
Il report fornisce indicazioni anche sul livello di dolore provato da queste cavie, la gravità delle procedure. Oltre il 50% degli animali sperimenta molto dolore in pratiche che possono interessare fratture instabili, toracotomia senza uso di analgesici, trapianti di organi con effetti avversi dovuti al rigetto.
Sono in particolare i topi a soffrire più di tutti, ma anche polli domestici, suini e pesci, specie che non si direbbe siano utilizzate nella ricerca. Anche l’uso dei cani è allarmante, oltre 2300 nell’arco temporale d’interesse finiti in programmi particolarmente invasivi per studiare la resistenza cardiaca, gli impianti, la tossicologia.
Sono numeri altissimi, dovuti a un sistema che non analizza sufficientemente, e con professionisti adeguatamente formati, né gli aspetti biostatistici né quelli etologici, sin dalla stesura del progetto sperimentale, che viene valutato invece, troppo spesso, da enti interni agli istituti, fatto denunciato dallo stesso Ministero della Salute” ha commentato la dottoressa Michela Kuan, responsabile scientifico area ricerca senza animali LAV.
Fa riflettere anche il numero di cavie richieste dai progetti didattici di sperimentazione animale, 5017 unità, per quanto in Italia sia in vigore l’obiezione di coscienza.
La sperimentazione animale continua a sollevare dubbi e a destare preoccupazioni non solo per il benessere delle cavie, cresciute in cattività negli allevamenti per essere poi uccise negli istituti di ricerca.
Anche l’importazione di esemplari da Paesi lontani è un problema serio, che contribuisce al bracconaggio e all’impoverimento delle popolazioni selvatiche. Lo hanno documentato gli animalisti, denunciando tutte le criticità del settore.
Considerati anche i limiti che questa forma di ricerca comporta, le organizzazioni di tutela animale chiedono con insistenza che si investa su metodi alternativi.
È urgente una transizione della ricerca biomedica verso tecnologie basate su modelli human-based, non solo per salvare gli animali, ma anche per comprendere e curare le malattie che affliggono l’uomo” ha concluso Kuan.
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Fonti: Gazzetta Ufficiale – LAV
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