Il veleno per topi non è letale solo per i roditori e dannoso per l'ambiente, ma sta uccidendo silenziosamente anche le aquile calve e reali degli Usa.
Le aquile, simbolo degli Stati Uniti, devono ancora fare i conti con troppe minacce, fra cui il bracconaggio. Nonostante nell’ultimo decennio la popolazione delle aquile di mare testabianca sia quadruplicata, molti esemplari continuano a morire silenziosamente a causa del veleno per topi. Ebbene sì, gli scienziati hanno trovato tracce di questa pericolosa sostanza nell’82% delle aquile – sia calve che reali – analizzate.
Lo studio è stato condotto da un team di scienziati americani e pubblicato sulla rivista scientifica Plos One. I ricercatori hanno esaminato le carcasse di 303 aquile di mare testabianca – comunemente note anche come aquile calve – decedute tra il 2014 e il 2018 e hanno analizzato anche i fegati di 116 di questi esemplari e 17 di aquile reali. E hanno scoperto che i livelli di veleno per topi erano molto elevati in 109 dei rapaci esaminati. L’avvelenamento da rodenticida anticoagulante, ovvero il veleno usato per i roditori, è stata la causa di morte per 12 delle aquile oggetto della ricerca, di cui 11 di mare testabianca e una reale.
Veleno per topi: una grande minaccia per le aquile e non solo
“Sebbene i percorsi esatti di esposizione rimangano poco chiari, le aquile sono probabilmente esposte attraverso le loro attività predatorie” spiega l’autore principale dello studio, il dottor Mark Ruder dell’Università della Georgia College of Veterinary Medicine. Secondo Ruder, le aquile ingeriscono il veleno senza accorgersene quando si nutrono dei topi o altri piccoli roditori.
Come spiegato da Ruder, negli Stati Uniti, questo veleno è comunemente usato per eliminare ratti e topi e, oltre a uccidere questi animali, può essere letale per altre specie come le aquile. Il veleno provoca coaguli di sangue ed emorragie interne, condannando gli animali ad una morte atroce.
“Stiamo uccidendo inutilmente alcune delle nostre specie di uccelli più maestose” osserva Scott Edwards, professore di zoologia e direttore dell’Università di Harvard. “Gli esseri umani devono capire che quando questi composti entrano nell’ambiente, causano danni orribili a molte specie, incluso il nostro simbolo nazionale, l’aquila calva”.
Secondo Ruder e altri scienziati, è necessario introdurre regole più rigide per proteggere la fauna selvatica, vietando certe sostanze dannose per animali e per l’ambiente.
“Come persone, dobbiamo riconoscere e comprendere il nostro ruolo nella mortalità della fauna selvatica e adattare il nostro comportamento dove possibile” ribadisce il professor Ruder.
Nel 20° secolo l’insetticida DDT rappresentava una delle più grandi minacce per le popolazioni di aquile calve. Fortunatamente, grazie agli sforzi legati alla protezione e alla conservazione nei confronti della specie e al divieto dell’uso del DDT, introdotto nel 1972, la popolazione delle aquile di mare testabianca ha ricominciato a crescere gradualmente, a ritmi impensabili. Ancora, però, negli Stati Uniti c’è chi fa uso e abuso di veleno per topi, provocando indirettamente anche la morte delle meravigliose aquile che fino a qualche anno fa erano sull’orlo dell’estinzione.
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