Ciwf Italia lancia un mailing bombing per il Consorzio Parmigiano per fermare la sofferenza di migliaia di vacche
Le immagini delle vacche legate con una catena e una corda per produrre più latte in ambienti squallidi, sono ancora impresse nella nostra mente. Sono passati ben quattro anni da quando, Ciwf Italia aveva denunciato in un’inchiesta le condizioni di vita di 250mila vacche che producono il latte utilizzato per il Parmigiano Reggiano eppure è cambiato ben poco.
Nel 2017, Ciwf Italia aveva denunciato le condizioni di vita delle vacche negli allevamenti a pascolo zero.
“A 4 anni di distanza dalla nostra investigazione, non abbiamo ancora visto il Consorzio fare dei passi significativi per dare a tutte le vacche del Parmigiano una vita degna di essere vissuta. Diciamo al Parmigiano che gli animali non possono più aspettare!”, scrive Ciwf Italia.
C’è un grande numero di animali alla base della produzione di uno dei formaggi italiani più famosi al mondo, considerato l’eccellenza del made in Italy.
Ma come vivono le vacche allevate per produrre il latte per il Parmigiano Reggiano?
“Allevate in ambienti squallidi, in strutture spesso inadeguate, in condizioni di sovrasfruttamento. Trovammo grave l’impossibilità per le vacche di pascolare, e quindi di esprimere un comportamento naturale di grande importanza per il benessere di erbivori ruminanti quali esse sono”, dicono ancora.
Inoltre, il Consorzio non si è ancora formalmente impegnato a eliminare la crudele e obsoleta pratica della stabulazione fissa, “alla posta” (in cui le vacche sono tenute legate con una catena e una corda). E non parliamo di casi isolati perché Ciwf Italia era entrata in 9 allevamenti, di cui 4 con latte per il formaggio. In nessuno degli stabilimenti, le vacche erano portate al pascolo.
In questi anni, dopo la denuncia, ci sono stati dei passi in avanti da parte del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Nel 2020, ha lavorato su una checklist da utilizzare in un campione casuale di allevamenti per valutare gli standard attuali di benessere animale. Nel 2021 ha lanciato un programma finanziario volontario per i suoi allevatori e caseifici, con il duplice scopo di riconoscere chi ha ottenuto punteggi migliori di benessere animale e di incentivare il miglioramento degli standard di allevamento. Lo schema, da implementare in 3 anni, prevede un investimento complessivo di 10 milioni di euro.
“Questo è certamente un primo passo, ma non abbastanza, giacché non si traduce in un miglioramento concreto delle condizioni di vita di tutte le vacche del Parmigiano né in un piano con obiettivi misurabili e vincolanti per fare due cose fondamentali: eliminare per sempre la pratica delle vacche legate e dare agli animali accesso al pascolo. Senza entrambi questi requisiti, non si può parlare di benessere animale per le vacche “da latte””.
Per questo l’organizzazione si rivolge ancora una volta ai consumatori e a tutte le persone che hanno a cuore gli animali e vogliono condizioni di vita migliori per le vacche allevate in Italia. L’appello è quello di inviare un’email al Parmigiano Reggiano per chiedere al Consorzio:
- di impegnarsi pubblicamente, entro la fine di settembre 2021, a eliminare gradualmente il crudele e obsoleto sistema di tenere le vacche legate entro la fine del 2024
- Le vacche dovrebbero avere accesso al pascolo. Chiediamo al Consorzio di mettere in atto entro la fine del 2022 un piano per garantire progressivamente l’accesso al pascolo per almeno 120 giorni all’anno alle vacche della sua filiera.
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Fonte: Ciwf Italia
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