Un nuovo studio fa il punto della situazione su un problema di cui si parla molto poco: la contaminazione da farmaci degli ecosistemi che sta causando una serie di gravi effetti collaterali agli animali
I farmaci sono per noi indispensabili ma spesso sottovalutiamo che questi prodotti possono avere effetti collaterali e non solo per chi li assume. Esistono infatti diversi studi e prove che mostrano come medicinali e sostanze di vario genere (comprese le droghe illegali) stiano contaminando gli ecosistemi e provocando cambiamenti radicali e spesso devastanti nella fauna selvatica.
Pesci, uccelli e altri animali esposti a queste sostanze stanno manifestando mutazioni comportamentali e fisiologiche preoccupanti, mettendo a rischio intere specie e sollevando interrogativi sull’impatto a lungo termine dei farmaci sulla salvaguardia della biodiversità.
Volete qualche esempio? La trota fario ha sviluppato una sorta di dipendenza dalla metanfetamina presente nelle acque. Studi hanno dimostrato che questi pesci mostrano comportamenti tipici della tossicodipendenza, influenzando negativamente le loro capacità di sopravvivenza e riproduzione.
Non meno inquietante è il caso del pesce persico europeo che, sotto l’influenza di farmaci antidepressivi, perde la naturale paura dei predatori, diventando facile preda e alterando l’equilibrio dell’ecosistema.
Sono state già registrate anche alterazioni nei comportamentali sessuali. Gli storni femmine, ad esempio, esposti a concentrazioni di Prozac simili a quelle trovate nei corsi d’acqua inquinati risultano meno attraenti per i maschi, i quali diventano più aggressivi e cantano meno. Questo cambiamento comportamentale compromette le dinamiche di accoppiamento e può portare a una riduzione della popolazione.
Ancora più terribile è l’effetto dei contraccettivi sui pesci: in alcune popolazioni, questi farmaci hanno causato l’inversione sessuale, con i maschi che sviluppano organi femminili, portando a un collasso numerico e al rischio estinzione.
Altri studi hanno mostrato poi che alcuni pesciolini esposti a caffeina diventano ansiosi, mentre gli antibiotici influenzano negativamente i microbi essenziali per la salute degli ecosistemi acquatici.
I farmaci sono onnipresenti negli ecosistemi
Come ha dichiarato Michael Bertram, professore assistente presso l’Università svedese di scienze agrarie, autore di un nuovo studio su questo argomento, pubblicato su Nature Sustainability:
I principi attivi farmaceutici si trovano nei corsi d’acqua di tutto il mondo, compresi gli organismi che potremmo mangiare. La presenza di farmaci come la caffeina, gli ansiolitici, gli antidepressivi e gli antipsicotici nei fiumi e nei laghi è ormai documentata su scala globale. Le droghe illegali, come la cocaina e la metanfetamina, non sono da meno.
Il problema, afferma l’esperto, è aumentato negli ultimi decenni ed è di portata globale, un vero e proprio rischio per la biodiversità del nostro Pianeta.
Le conseguenze di questa situazione hanno già mostrato in alcuni casi i loro effetti drammatici. Un esempio emblematico è il caso del diclofenac, un antinfiammatorio somministrato di routine al bestiame nell’Asia meridionale tra gli anni ’90 e 2000 che ha decimato la popolazione di avvoltoi in India, provocando un successivo incremento dei casi di rabbia a causa dell’aumento dei cani randagi che mangiavano carcasse di bestiame non più preda dei rapaci.
La gravità della situazione è accentuata dal fatto che i farmaci sono progettati per essere efficaci a basse dosi, il che li rende particolarmente pericolosi come inquinanti ambientali.
Gli scienziati sollecitano una riforma urgente nella progettazione e produzione dei farmaci per ridurre il loro impatto ambientale, insomma servono dei farmaci più ecologici. È necessaria anche una nuova formazione dei professionisti sanitari sui potenziali danni ambientali dei farmaci e l’adozione di tecnologie avanzate per il trattamento delle acque reflue.
Come ha dichiarato Gorka Orive, scienziata e professoressa di farmacia presso l’Università dei Paesi Baschi:
I farmaci devono essere progettati non solo per essere efficaci e sicuri, ma anche per avere un rischio potenziale ridotto per la fauna selvatica e la salute umana quando presenti nell’ambiente.
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Fonte: Nature Sustainability / Guardian
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