Tre ONG internazionali hanno realizzato un'inchiesta sul trasporto degli animali vivi dal Turchia. I numeri sono da capogiro e le condizioni di quegli animali sono devastanti. E quel che è peggio è che la Commissione europea e gli Stati Membri tollerano violazioni sistematiche delle leggi.
Animali vivi trasportati: 900mila pecore, 850mila bovini e 5mila capre sono state deportati dall’Unione Europea in Turchia tra il 2010 e il 2015.
Sono numeri destinati a crescere ancora di più e che emergono dalle ispezioni effettuate al confine turco a Kapikule da Animal Welfare Foundation (Germania) e Tierschutzbund Zürich (Svizzera), supportati da Compassion in World Farming, riassunti in un dossier di 1000 pagine.
A essere stati analizzati sono 352 camion con animali, di cui 247 violavano uno o più punti del regolamento europeo sul trasporto.
“Non si tratta di eventi casuali relativi a singole aziende di trasporto, ma di violazioni sistematiche. Nessuno dei 13 Stati Membri dell’UE da cui provengono gli animali ha i dati in regola”, dice Lesley Moffat, ispettrice di Eyes on Animals. E quel che è peggio è che l’istituzione Europa conosce bene l’esistenza di questo problema, ma sta a guardare e che non è stata adottata nessuna misura concreta per creare un’infrastruttura per un simile commercio (per esempio, mancano stalli per scaricare e nutrire gli animali).
Dopo aver attraversato il confine, l’Ue non è più competente per il controllo dei carichi di animali e per il sanzionamento di coloro che violano la normativa in caso di infrazioni. E quella normativa non è l’unica, ma a rimanere inosservato è anche l’Articolo 13 del Trattato di Lisbona, secondo il quale i requisiti del benessere degli animali in quanto esseri senzienti devono essere tenuti pienamente in conto.
“Il commercio è premeditato e le tragiche conseguenze per gli animali possono essere rilevate ogni giorno in questi trasporti a lunga distanza attraverso i confini esterni dell’UE”, spiega Iris Baumgärtner, ispettrice di TSB|AWF. “Violazioni dei tempi di guida, piani di viaggio irrealistici, dichiarazioni false sulle pause per il riposo, temperature estreme, mancanza di riserve d’acqua e cibo, sovraccarico di animali, spazio insufficiente per il capo degli animali, lettiere mancanti e conducenti non formati sono all’origine di questi trasporti della tortura. Feriti, morenti, malati e partorienti questi animali sono lasciati al loro destino. Gli animali morti spesso rimangono a bordo dei camion fino a destinazione”.
Eppure, solo l’anno scorso, nel 2015, la Corte di Giustizia Europea stabilì che il regolamento europeo per il trasporto è valido e deve essere rispettato dai camion con animali vivi dal luogo di partenza fino a quello di destinazione, anche se quest’ultimo si trova in un Paese al di fuori della Unione. Le ragioni che stanno dietro a questo tipo di trasporti sono gli interessi dell’Ue di dare sollievo al mercato interno di animali da allevamento cercando di mantenere i prezzi stabili. Dopo anni di negoziati, nel 2010 l’Ue ha infine convinto la Turchia a comprare animali europei.
Questo VIDEO documenta chiaramente cosa accade agli animali trasportati vivi dall’Unione Europea a Paesi non-Ue:
LA PETIZIONE – “Chiediamo la fine dei trasporti di animali vivi dall’Ue verso la Turchia. Nessuno fra la Commissione Europea, gli Stati Membri, le autorità turche o gli esportatori e importatori ha intenzione di assicurare che questi trasporti siano condotti in conformità con la legge” spiegano le associazioni. “È un commercio che viene condotto illegalmente, e per questo deve essere fermato”.
Dall’Italia nel 2015, secondo statistiche UE sull’export, sono partiti oltre 4mila animali, nel 2014 erano meno di 1000.
Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus commenta: “I risultati delle inchieste condotte dai colleghi di Eyes on Animals e TSB|AWF mostrano tutta la crudeltà delle esportazioni di animali vivi in Turchia. Come CIWF Italia chiediamo al Governo del nostro paese che si schieri in sede europea per la fine di questo barbaro commercio. Gli animali italiani esportati in Turchia sono ancora “pochi”, ma sempre troppi. I cittadini possono unirsi alla nostra richiesta firmando una petizione sul nostro sito”.
Cosa aspettate allora? Firmate qui la petizione per porre fine alla sofferenza di milioni di animali ogni anno.
Germana Carillo
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