Tendiamo a considerare gli animali una fonte di malattie, ma se fossimo noi i responsabili della maggior parte delle trasmissioni virali? Un nuovo studio getta luce sugli spillover
Abbiamo paura talvolta di lasciarci leccare dal nostro cane per la possibile trasmissione di batteri, di interagire con specie selvatiche per lo stesso motivo, ma se fosse al contrario? Se fossimo noi a trasmettere all’amico a quattro zampe e agli esemplari della fauna più malattie in diversi modi?
Potremmo essere proprio noi la fonte principale di malattie infettive, più di quanto crediamo, facendole circolare tra altre specie animali. È quanto suggerisce un nuovo studio scientifico pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution.
Un team di ricercatori ha esaminato i dati genomici virali disponibili nei database pubblici per comprendere meglio i meccanismi alla base degli spillover ossia il salto di specie dei patogeni.
Sono stati analizzati quasi 12 milioni di genomi virali per conoscere i salti in 32 famiglie di virus e rispettive mutazione. La maggior parte delle sequenze era associata alla SARS-CoV-2.
Complessivamente, i risultati hanno mostrato che “le sequenze virali associate ai vertebrati rappresentano il 93% di questo set di dati, di cui il 93% era associato all’uomo” osservano i ricercatori.
Sorprendentemente, gli studiosi hanno riscontrato una frequenza molto più elevata di salti di zoonosi inverse, quindi da uomo ad animale, rispetto a quelli zoonotici nelle famiglie virali oggetto dello studio.
Dei 599 recenti salti ospiti identificati, il 64% è relativo all’essere umano. In generale, si presuppone che circa il doppio dei salti degli ospiti avvengano da esseri umani ad altri animali piuttosto che il contrario,
Nei salti si verificano poi delle mutazioni da ospite a ospite, indice di come il virus sia in continua evoluzione.
I dati sono interessantissimi perché dimostrano come ci si sia soffermati molto di più sulle zoonosi, responsabili di epidemie e pandemie, invece che sui salti in direzione opposta.
Dovremmo considerare gli esseri umani come un nodo in una vasta rete di ospiti che scambiano incessantemente agenti patogeni, piuttosto che come un bacino di insetti zoonotici” ha commentato Francois Balloux, coautore dello studio.
È un aspetto sottovalutato e le conoscenze in possesso degli studiosi sono al momento limitate. Bisogna monitorare le modalità di trasmissione dei virus, le interazioni, gli impatti.
La ricerca mette in luce la necessità di esplorare questo campo per poter essere più preparati a eventi futuri con implicazioni sulla salute umana e animale.
Capire come e perché i virus si evolvono per passare in diversi ospiti attraverso l’albero della vita più ampio può aiutarci a capire come emergono nuove malattie virali negli esseri umani e negli animali” ha chiarito l’autore principale Cedric Tan.
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Fonte: Nature Ecology & Evolution
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