Al via il primo allevamento di tonno rosso dell’Atlantico in vasca a terra (con più antibiotici e inquinamento dell’acqua)

Un centro di ricerca spagnolo ha allevato in vasca per la prima volta il tonno rosso dell'Atlantico. Le aziende fiutano il business, ma le associazioni animaliste lanciano l'allarme su scarso benessere, maggiore uso di antibiotici e inquinamento dell'acqua

Un centro di ricerca spagnolo ha allevato per la prima volta in laboratorio il tonno rosso dell’Atlantico in vasche a terra. Altre due specie, il tonno rosso del Pacifico e il tonno rosso meridionale, erano già state allevate sulla terraferma, ma fino a luglio nessuno era riuscito a riprodurre il tonno rosso dell’Atlantico (Thunnus Thynnus) da adulti che vivevano in vasca.

Mentre le aziende pensano già a come crearne un business, le associazioni avvertono di scarso benessere animale e lanciano l’allarme per maggiore uso di antibiotici e inquinamento dell’acqua.

Come vi abbiamo più volte raccontato la pesca del tonno viene definita insostenibile, per questo ogni anno vengono fissate delle quote di tonno pescabile. Accanto a questo ci sono gli allevamenti del tonno rosso che si basano quasi esclusivamente sull’ingrasso, una tecnica che consiste nel catturare giovani tonni in natura e farli crescere in grandi allevamenti fino alla taglia commerciale. Alimentati con pesce “mangime” (10 kg di sardine o sgombri producono 1 kg di tonno), i pesci ingrassano rapidamente prima di essere macellati ed esportati nei paesi consumatori, soprattutto in Giappone, lontano da dove sono prodotti, contribuendo all’emissione di gas serra.

Adesso, un centro di ricerca spagnolo spinge le aziende ad allevare il tonno a terra e non più in mare aperto. E dopo l’esperimento nello stabilimento di acquacoltura Mazarrón, a Murcia, gestito dal governo, la società Next Tuna ha dichiarato di voler iniziare a costruire un allevamento di tonno a nord di Valencia. Nortuna, una società norvegese, ha inoltre firmato un accordo con Mazarrón per il sito pilota dell’azienda a Capo Verde, al largo della costa occidentale dell’Africa.

Le aziende sostengono che, man mano che più pesce viene allevato da stock in vasche chiuse, meno tonno rosso atlantico selvatico verrà catturato per l’ingrasso o il consumo immediato, riducendo la pressione sugli stock marini. Numerosi dubbi li esprimono le Ong che si occupano del benessere animale che sottolineano che un aumento del tonno d’allevamento significherebbe più pesce prelevato dagli oceani per nutrirli.

Il tonno rosso dell’Atlantico si usa principalmente per il sushi, ma la sua importanza commerciale ha portato a una pesca eccessiva e le popolazioni sono crollate fino all’80% in alcune aree dell’Oceano Atlantico. Secondo i piani, l’impianto fornirà uova fecondate e giovani tonni alle aziende che continueranno il ciclo di allevamento sulla terra oppure utilizzeranno una combinazione di vasche terrestri e gabbie marine.

“Senza un’approfondita ricerca scientifica sul benessere del tonno, è irresponsabile allevarlo in modo intensivo e ciò potrebbe portare a stress, frustrazione e una scarsa immunità”, spiega Catalina López, veterinaria e direttrice dell’Aquatic Animal Alliance.

Ma non solo, più allevamenti a terra porterebbero anche un maggiore uso di antibiotici, che gli allevamenti intensivi in ​​genere utilizzano per evitare la diffusione di malattie.

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Fonte: Instituto Español de Oceanografía

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