Tremende scene di sofferenza, dolore, violenza fisica e psicologica. Immagini shock che documentano la brutale mattanza dei tonni rossi che avviene ogni anno, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, nelle acque di fronte a Carloforte, località dell'isola di San Pietro, a sud-ovest della Sardegna. Sono state riprese da Animal Equality, organizzazione internazionale contro lo sfruttamento animale fondata a Madrid, nella sua ultima investigazione sotto-copertura, realizzata per la prima volta in Italia e presentata su un apposito sito.
Tremende scene di sofferenza, dolore, violenza fisica e psicologica. Immagini shock che documentano la brutale mattanza dei tonni rossi che avviene ogni anno, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, nelle acque di fronte a Carloforte, località dell’isola di San Pietro, a sud-ovest della Sardegna. Sono state riprese da Animal Equality, organizzazione internazionale contro lo sfruttamento animale fondata a Madrid, nella sua ultima investigazione sotto-copertura, realizzata per la prima volta in Italia e presentata su un apposito sito.
La realtà della pesca del tonno rosso a Carloforte, Porto Scuso e Porto Paglia prevede, infatti, che centinaia di questi esemplari vengano imprigionati in una tonnara fossa, ovvero un complesso sistema di reti, dove avviene il loro massacro. Attraverso questo sistema sono costretti, durante la migrazione in atto per riprodursi, ad entrare in una serie di camere dove transiteranno fino ad arrivare all’ultima, la ‘camera della morte’, nella quale verranno ammassati per poi essere uccisi violentemente e dolorosamente con gli arpioni. Infine, vengono radunati sulle barche, dove sono lasciati morire agonizzanti per asfissia o dissanguamento.
“La mattanza di Carloforte, così come quelle di Porto Scuso e Porto Paglia, è una tradizione crudele –spiega l’associazione in una nota- che affonda le sue radici nella sofferenza e nell’agonia di migliaia di individui e quest’investigazione intende esporre all’opinione pubblica la loro uccisione, richiedendo l’immediata abolizione della mattanza, soprattutto in queste ore in cui si appresta ad iniziare la X edizione de ‘Il Girotonno’, la rassegna enogastronomica internazionale sul tonno di qualità tradizionalmente collegata alla mattanza di Carloforte“.
Il 90% dei tonni vittime della mattanza verrà rivenduto sul mercato giapponese e sud-coreano come ‘carne pregiata’, il resto rimarrà a Carloforte come ‘prodotto locale’. Ci sono anche tonni che vengono scelti per non essere uccisi durante la mattanza: verranno spostati in un’altra gabbia galleggiante, ‘ingrassati’ e trasportati fino alle coste di Malta per conto della ‘Ricardo Fuentes’, una delle aziende leader nel mediterraneo per l’allevamento e la cattura dei tonni rossi. Si tratta di un viaggio di 15 / 20 giorni. Alla fine, dopo l’ingrassamento, i tonni verranno macellati.
“Alcuni pesci sono stati colpiti con un coltello in profondità, nelle arterie principali, in modo da favorire la fuoriuscita del sangue. Altri sono stati semplicemente lasciati a soffocare fuori dall’acqua. Nessuno dei tonni è morto rapidamente. Ognuno di loro ha continuato a dimenarsi, tra il sangue e il disordine, per alcuni minuti se non di più“, spiega la dottoressa Wakefeld, fondatrice della Veterinary Animal Welfare Society dell’Università della Pennsylvania (Stati Uniti). interpellata da Animal Equality. I tonni, che sono animali come tutti gli altri, sono trattati con crudeltà ancora maggiore, costretti a morire per lenta asfissia, bolliti vivi, o fatti a pezzi vivi e coscienti. Eppure anche i pesci soffrono.
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