I tardigradi riescono a difendersi in modo ottimale anche dalle microplastiche: da uno studio è emerso che sembrano immuni dalla loro ingestione
I tardigradi, noti per la loro capacità di sopravvivere in condizioni estreme, come la mancanza di ossigeno e acqua, o l’esposizione a temperature estreme e radiazioni, hanno dimostrato un’altra sorprendente abilità: difendersi dalle microplastiche.
Un recente studio condotto da un team di scienziati dell’Università Federale di Pernambuco in Brasile ha rivelato che, a differenza di altri invertebrati, i tardigradi sembrano essere immuni all’ingestione di microplastiche, sostanze inquinanti sempre più presenti negli ecosistemi marini e terrestri.
L’obiettivo dello studio era quello di comprendere come le microplastiche influenzino la meiofauna, un gruppo di piccoli invertebrati che vive negli ambienti acquatici ed è essenziale per l’equilibrio ecologico. Per farlo i ricercatori hanno raccolto campioni di sabbia da una spiaggia brasiliana.
Poi li hanno esaminati in laboratorio, dove sono stati esposti a microsfere di polistirene. Queste particelle rappresentano una tipologia di microplastica che si accumula nei fondali marini. Le microsfere sono state aggiunte in concentrazioni diverse per imitare la contaminazione ambientale.
Non si può sottovalutare l’impatto delle microplastiche sulla biodiversità
Dopo un periodo di nove giorni, tutti gli organismi, tranne i tardigradi, avevano ingerito le particelle di microplastica. Gli scienziati ipotizzano che la struttura del sistema alimentare dei tardigradi, che consente loro di perforare e aspirare il cibo, possa essere responsabile di questa eccezionale resistenza.
A differenza di altri organismi che ingeriscono prede intere, i tardigradi sembrano evitare di assimilare accidentalmente le particelle di plastica, una caratteristica che potrebbe proteggerli dalle minacce inquinanti presenti nel loro ambiente.
Tuttavia, nonostante questa sorprendente capacità, lo studio ha evidenziato che la presenza di microplastiche ha un impatto negativo sulla biodiversità e sull’abbondanza di altre specie di meiofauna, riducendone significativamente la popolazione in concentrazioni comunemente riscontrate in natura. Ciò non può che farci riflettere sulla gravità dell’inquinamento da microplastiche e sull’urgenza di affrontare questa crisi ambientale.
Sorprendentemente nei campioni con una concentrazione di microplastiche più alta, non sono stati osservati ulteriori effetti negativi, suggerendo la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio il fenomeno e gli effetti a lungo termine delle microplastiche sugli ecosistemi acquatici.
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Fonte: PeerJ Life and Environment
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