Strage di cetacei in Nuova Zelanda: quasi 500 globicefali sono morti arenati sulle spiagge

Spiaggiamento di massa in Nuova Zelanda, quasi 500 globicefali si sono arenati nei giorni scorsi sulle spiagge del Paese. In molti sono stati soppressi secondo quanto riferiscono le autorità. Non è la prima volta che stragi di questo tipo si verificano da quelle parti

Centinaia di globicefali giacciono senza vita sulle spiagge della Nuova Zelanda. Lo scorso 7 ottobre il Department of Conservation neozelandese (DOC) aveva riferito di circa 240 esemplari spiaggiati nell’arcipelago delle isole Chatham. Nemmeno tre giorni dopo la notizia di un altro spiaggiamento di massa sempre nella stessa zona, sull’isola Pitt, e sempre di un numero simile di cetacei.

Molti dei cetacei erano già morti quando gli esperti del DOC e dell’associazione Project Jonah New Zealand sono giunti sul posto. Per altri invece non c’è stato più nulla da fare e gli animali sono stati dunque soppressi. Una strage che conta quasi 500 vittime.

Non rimettiamo in acqua le balene pilota sulle isole Chatham a causa del rischio di attacchi di squali agli esseri umani e alle balene stesse, quindi l’eutanasia è l’opzione più gentile, ha spiegato Dave Lundquist, consulente tecnico del Dipartimento.

In altri punti del Paese invece questa è la prima operazione da fare per riportare nell’oceano i globicefali. È una corsa contro il tempo che vede impegnati studiosi e volontari pronti a tutto per salvare gli animali.

Spiaggiamenti di questo tipo non sono nuovi nell’arcipelago delle Chatham e in Nuova Zelanda. A marzo altri 34 esemplari si sono spiaggiati sul litorale di Farewell Split. (Leggi anche:Strage di globicefali sulle coste della Nuova Zelanda: è mistero sulle cause dello spiaggiamento)

Nel 2017 a seguito di uno spiaggiamento di 700 balene pilota in 300 sono decedute. Il più terribile spiaggiamento però sulle isole Chatham si verificò nel 1918 con la morte di circa 1000 globicefali arenati.

Per quanto questi tristissimi avvenimenti siano il più delle volte da considerarsi come fenomeni naturali si tratta pur sempre di una significativa perdita di vite e di biodiversità.

Fonte: DOC

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