Lo Sri Lanka ha deciso di distruggere le proprie riserve di avorio ed è il primo Paese del mondo a scusarsi formalmente per il commercio illegale.
Lo Sri Lanka ha deciso di distruggere le proprie riserve di avorio ed è il primo Paese del mondo a scusarsi formalmente per il commercio illegale.
Il monaco buddista Omalpe Sobitha Thero ha ammesso che gli elefanti sono stati vittime della crudeltà di alcune persone e che tutta la società umana è comunque responsabile: “Abbiamo distrutto delle vite innocenti per ottenere le zanne e ora dobbiamo chiedere perdono”.
La riserva di avorio dello Sri Lanka ammonta a 359 zanne d’elefante per un peso totale di 1,5 tonnellate. Il valore stimato è pari a 3 milioni di dollari. Le zanne sono state sequestrate dalle autorità doganali a maggio 2012 durante un viaggio dal Kenya a Dubai.
Le zanne avrebbero dovuto essere donate al tempio di Sri Dalada Maligawa, ma il Governo dello Sri Lanka ha cambiato i propri piani. Si temeva che le zanne sarebbero rientrate sul mercato se il Governo le avesse consegnate a terzi, ma in questo modo avrebbe violato la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatica.
Lo Sri Lanka si unisce a Filippine, Stati Uniti, Cina, Francia, Ciad, Belgio, Hong Kong, Kenya, Etiopia, Emirati Arabi Uniti, Repubblica del Congo, Mozambico e Thailandia, che negli ultimi quattro anni hanno distrutto le proprie riserve di avorio.
Fonte foto: National Geographic
Nello Sri Lanka è avvenuta la prima distruzione di avorio confiscato in Asia meridionale, ed è la prima volta che un evento del genere ha incluso una cerimonia religiosa per onorare gli elefanti che sono stati uccisi, il che lo rende un evento davvero unico e straordinario.
Fonte foto: Cites
La cerimonia si è svolta secondo un rito buddista che di solito viene dedicato ai parenti defunti in modo che possano trovarsi in condizioni migliori nella prossima vita. I buddisti credono nella reincarnazione anche per gli animali e nello Sri Lanka hanno deciso di dedicare una cerimonia religiosa agli elefanti in segno di rispetto e nella speranza che la caccia all’avorio si fermi.
Marta Albè
Fonte foto: National Geographic
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