La sesta estinzione di massa è sempre più veloce: lo studio

Nei prossimi 20 anni potremmo registrare perdite equivalenti a quelle che si sarebbero verificate naturalmente in 16.000 anni

La sesta estinzione di massa sta accelerando a un ritmosempre più preoccupante e la colpa è nostra. Le attività umane stanno infatti distruggendo rapidamente e incessantemente il mondo naturale, determinando una perdita di ecosistemi senza precedenti.

Di conseguenza, il tasso di estinzione delle specie viventi aumenta sempre più velocemente, superando di gran lunga quello che si misurerebbe naturalmente.

Si tratta di una crisi che rappresenta una minaccia non solo per migliaia di specie animali e vegetali, ma per la civiltà umana nel suo insieme.

Secondo un nuovo recente studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, la finestra temporale per prevenire la catastrofe si chiuderà nell’arco di 10 o 15 anni, molto prima di quanto si pensasse.

Per determinare quante specie sono sull’orlo dell’estinzione, gli autori dello studio, guidati dall’ecologo Gerardo Ceballos Ceballos, hanno analizzato i dati disponibili su 29.400 specie di anfibi, uccelli, mammiferi e rettili.

Di queste, 515 – cioè l’1,7 per cento – sono in grave pericolo, con meno di 1.000 esemplari rimasti. Circa la metà delle specie a rischio comprende meno di 250 individui.

“In altre parole, ogni anno nel corso dell’ultimo secolo abbiamo perso lo stesso numero di specie in genere perse in 100 anni”, ha dichiarato il Dottor Ceballos.

Secondo i ricercatori, queste perdite avranno un effetto domino che si ripercuoterà su altre specie, a cominciare da quelle la cui popolazione è inferiore ai 5.000 esemplari, per poi interessare anche le altre.

In assenza di interventi, altre 500 specie di vertebrati terrestri si estingueranno probabilmente nei prossimi vent’anni, portando a perdite equivalenti a quelle che si sarebbero verificate naturalmente in 16.000 anni.

Il problema riguarda tutti noi poiché, come sottolineano i ricercatori, la sopravvivenza di queste specie animali è legata alla nostra stessa sopravvivenza.

Il Dottor Ceballos e i suoi colleghi avvertono infatti che dall’estinzione degli animali e dal fallimento degli ecosistemi, deriveranno una serie di eventi a cascata che porterà a crisi economiche e sociali, nonché alla diffusione di nuove malattie e al rischio di pandemie, come è avvenuto per il nuovo coronavirus.

“Il vaccino per il Covid-19 era l’habitat naturale. La pandemia è un ottimo esempio di quanto abbiamo trattato male la natura”, ha evidenziato il Dottor Ceballos.

Il tempo per intervenire è poco, ma secondo gli autori dello studio possiamo ancora fare qualcosa.

Fermare la deforestazione e il commercio illegale di animali selvatici, privilegiando la sostenibilità rispetto ai profitti, sono le prime misure urgenti da adottare.

Inoltre, servono azioni mirate per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici, riducendo in modo sensibile l’impatto delle nostre attività sul Pianeta.

I leader politici di tutto il mondo dovranno dunque mettere al primo posto l’ambiente, la tutela della biodiversità e la ridistribuzione delle risorse.

Attraverso l’iniziativa globale Stop Ectinction, gli autori dello studio si rendono disponibili a fornire indicazioni utili per la creazione di nuovi accordi nazionali, nonché strumenti per educare e sensibilizzare la popolazione in merito alla crisi di estinzione in corso.

“Tutti noi abbiamo bisogno di capire che ciò che faremo nei prossimi 5-10 anni definirà il futuro dell’umanità”, ha detto il dottor Ceballos.

Fonti di riferimento: PNAS/New York Times

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