Sembro una medusa, ma non pizzico: cosa sappiamo sui piccoli organismi che stanno invadendo le acque di Molfetta

Le Mnemiopsis leidyi non sono pericolose per noi: non provocano ustioni o irritazioni, ma potrebbero influenzare negativamente l’ecosistema marino locale

Nelle acque di Molfetta è stata recentemente segnalata la presenza di esserini simili a piccole meduse, che hanno catturato l’attenzione dei bagnanti e degli esperti locali. Questi organismi, scientificamente noti come Mnemiopsis leidyi, sono stati avvistati nelle calette e nelle acque del Belvedere, suscitando preoccupazione tra i residenti e i turisti.

Nonostante l’aspetto simile a quello delle meduse, le Mnemiopsis leidyi non presentano pericoli per la salute umana. Questi organismi appartengono al gruppo dei Ctenofori e sono caratterizzati da una struttura gelatinosa e trasparente, con dimensioni di pochi centimetri. A differenza delle meduse, non possiedono cellule urticanti e non sono quindi in grado di causare ustioni o irritazioni alla pelle.

Carla Rita Ferrari, Responsabile della Struttura Oceanografica Daphne dell’Arpae, ha spiegato che si nutrono principalmente di zooplancton, grazie a una serie di ciglia vibranti che hanno sulla superficie del loro corpo. Nonostante non rappresentino una minaccia per le persone, il loro arrivo potrebbe influenzare negativamente l’ecosistema marino locale.

Possono ridurre la biodiversità marina

Originario delle coste atlantiche dell’America, il Mnemiopsis leidyi è stato introdotto nel Mar Nero negli anni ‘80 tramite acque di zavorra di petroliere. Questa specie ha trovato condizioni ideali per il suo sviluppo, contribuendo a una significativa riduzione degli stock ittici del Mar Nero a causa della sua alimentazione basata su uova e larve di pesce.

Successivamente si è diffuso anche nel Mar Caspio e in altre aree del Mediterraneo. Nel Mar Adriatico, l’introduzione di Mnemiopsis leidyi potrebbe avere effetti simili, alterando l’equilibrio ecologico e riducendo la biodiversità marina. Le sue capacità di adattamento a diverse condizioni ambientali, comprese variazioni di salinità e temperature, lo rendono particolarmente resistente e capace di colonizzare nuovi ambienti.

Visto quanto detto, le autorità e i ricercatori stanno monitorando attentamente la situazione per valutare l’impatto di questa specie sulle risorse ittiche locali e sull’ecosistema marino anche se per il momento non c’è motivo di allerta immediata per la salute pubblica.

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