Sea World deve chiudere. A chiederlo è la primatologa Jane Goodall, 81 anni, che si schiera al fianco di balene, delfini e altri animali in cattività, detenuti dalla società di intrattenimento conosciuta per i suoi tristi spettacoli con le orche.
Sea World deve chiudere. A chiederlo è la primatologa Jane Goodall, 81 anni, che si schiera al fianco di balene, delfini e altri animali in cattività, detenuti dalla società di intrattenimento conosciuta per i suoi tristi spettacoli con le orche.
L’esperta ha sottolineato in un’intervista con l’Huffington Post, che balene e delfini comunicano con onde sonore simili a sonar. Tenerli rinchiusi in vasche significa che quelle onde sonore rimbalzano sui muri di cemento e tornano indietro, creando quello che definisce un “inferno acustico” per gli animali. Anche per questo il parco a tema dovrebbe essere chiuso.
SeaWorld, però, fa sapere che nei suoi parchi gli esperti in “bioacustica” misurano il livello di rumore nei recinti. Ma di certo questo non basta. Goodall non è la sola a pensarla così: il prezzo delle azioni di SeaWorld è precipitato dal luglio 2013, quando la CNN ha pubblicato il documentario “Blackfish.” Il film ha esposto la tragedia delle orche addestrate e anche i pericoli per i formatori che lavorano con animali stressati.
Questi mammiferi, che possono crescere fino a 10 tonnellate e 9 metri di lunghezza e che in natura percorrono fino a 100 miglia al giorno, vengono separati dalle loro famiglie e chiusi in piccole gabbie di cemento. Diventeranno frustrati, infelici e persino aggressivi, come è accaduto a Tilikum, l’orsa “assasina” di SeaWorld a Orlando, Florida, che ha ucciso 3 persone. SeaWorld ha confutato molte delle affermazioni del film.
Ma è un dato di fatto che a partire dal dicembre scorso, ha rinchiuso 22 orche nei suoi tre parchi marini degli Stati Uniti, cinque delle quali sono state catturate in natura. Sono 57 le orche tenute in cattività in tutto il mondo. Almeno 160 orche sono morte per la prigionia dal 1961. Goodall si è detta fiduciosa nello sviluppo di una sempre maggiore empatia per gli animali da parte degli uomini, tanto da perdere interesse nel vederli in cattività, mentre eseguono crudeli esercizi per il loro intrattenimento.
Roberta Ragni
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