Sea Shepherd aggredita da flotta baleniera giapponese (VIDEO)

Sea Shepherd contro i bracconieri di balene giapponesi. Per gli eco-pirati i cacciatori dei cetacei sono macellai senza cuore, per Tokyo gli ambientalisti sono veri e proprio terroristi. Lo scontro è solo duro: anche quest'anno è andata in scena una battaglia navale, con soliti cannoni ad acqua e una pesante collisione.

Sea Shepherd contro i bracconieri di balene giapponesi. Per gli eco-pirati i cacciatori dei cetacei sono macellai senza cuore, per Tokyo gli ambientalisti sono veri e proprio terroristi. Lo scontro è solo duro: anche quest’anno è andata in scena una battaglia navale, con soliti cannoni ad acqua e una pesante collisione.

Domenica 2 febbraio alle 06:50 circa AEDT (fuso orario dell’Australia Orientale), la Bob Barker con a bordo gli attivisti di Sea Shepherd è stata speronata da una nave arpionatrice della flotta baleniera giapponese, la Yushin Maru N.2 mentre la nave baleniera incrociava la prua della nave di Sea Shepherd a 67° 29′ Sud 164° 01′ Ovest.

Dopo l’attacco, Sea Shepherd ha diffuso il video che prova come la Yushin Maru N.3 abbia causato la collisione, colpendo il lato di dritta della Bob Barker. La nave arpionatrice taglia la rotta della Bob Barker e tenta di danneggiarne le eliche durante uno degli 86 attacchi di quel giorno. La Yushin Maru N.3 ha colpito la nave che protegge gli animali ad alta velocità, causando danni alla prua sul lato di dritta della nave di Sea Shepherd.

Anche l’ICR, l’organismo che si cela dietro la flotta baleniera giapponese, ha rilasciato a sua volta un video della collisione, senza tuttavia contestualizzare le immagini e senza una documentazione visiva di come le navi siano arrivate all’urto finale. Il video di Sea Shepherd, invece, mostra chiaramente le ripetute e prepotenti aggressioni subite, tra cui il cambio di rotta della Yushin Maru N.3, causa diretta della collisione.

L’assalto, iniziato domenica mattina presto e durato ben nove ore, è stato caratterizzato da una chiara escalation nelle aggressioni dei balenieri, dicono gli attivisti, secondo cui le navi arpionatrici hanno avvicinato le navi di Sea Shepherd poco dopo la mezzanotte e hanno iniziato a circondare la Steve Irwin e la Bob Barker, passando tra l’una e l’altra nave, in un circuito continuo, per disturbare il loro posizionamento dietro la Nisshin Maru.

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Le navi arpionatrici sono passate a meno di tre metri dalle navi di Sea Shepherd, incrociando le loro prue e trascinando cavi di acciaio lunghi 300 metri, per danneggiarne le eliche. Queste navi sono più veloci e più agili delle navi di Sea Shepherd ed è più semplice, per loro, evitare collisioni. Ma l’articolo 13 dell’International Collision Regulations (Convenzione Internazionale sulla Prevenzione delle Collisioni in mare), violato in occasione di ognuno degli 86 passaggi, afferma chiaramente che “qualsiasi imbarcazione che ne supera un’altra deve rimanere al di fuori della rotta della nave che ha superato”.

Come se tutto questo non bastasse, l’equipaggio delle navi arpionatrici ha lanciato proiettili contro l’equipaggio del gommone della Steve Irwin e ha puntato i cannoni ad acqua contro l’equipaggio sul gommone della Bob Barker, entrambi scesi in acqua durante l’incidente per difendersi dall’attacco e per tentare di tagliare i cavi di acciaio.

Sea Shepherd non ha dubbi: l’assalto è stato un agguato ben calcolato, mirato a cacciare le navi di Sea Shepherd dalla loro posizione di controllo non violento dello scivolo di carico della Nisshin Maru, per impedire di macellare e lavorare la carne di balene uccise illegalmente. Le navi di Sea Shepherd hanno mantenuto la loro posizione per otto giorni consecutivi, garantendo che nessuna balena venisse uccisa nel Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud.

L’associazione si oppone all’uccisione di circa un migliaio di capi pianificata quest’anno dal Giappone, che continua a nascondersi dietro motivazioni di ricerca scientifica che sfruttano una eccezione al bando internazionale del 1986. Si tratta, in realtà, di una copertura per scopi commerciali: vogliono continuare a vendere la carne di balena.

Roberta Ragni

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