Le montagne di Simandou, Guinea sud-orientale, ospitano la più grande fornitura non sfruttata di ferro, ma gli scimpanzé sono in pericolo.
Le montagne di Simandou, una catena montuosa di 110 km nella Guinea sud-orientale, ospitano la più grande fornitura non sfruttata al mondo di ferro e la Cina ci ha messo le mani già da un pezzo (per ridurre la sua dipendenza dalle importazioni australiane). Ma c’è un ma oltre a tutte le storture già note: questa regione dell’Africa occidentale deterrà pure le più grandi riserve del mondo, ma manca di infrastrutture.
Scoperti negli anni ‘90, i giacimenti di Simandou contengono più di 8,6 miliardi di tonnellate di minerale di ferro con un contenuto medio di minerale del 65%, secondo l’Istituto nazionale di statistica della Guinea. Ma costruire le infrastrutture necessarie qui, in un Paese che è al 160esimo posto per PIL pro capite di 186 Paesi (secondo il Fondo monetario internazionale), costerebbe effettivamente miliardi di dollari.
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Per rendere operativo il progetto Simandou c’è bisogno della costruzione di ferrovie e porti. Ciò nonostante, chi ci ha messo gli occhi e allungato le mani si fa degli scrupoli? La risposta è ovvia: no.
Ed è così che il consorzio sostenuto dalla Cina per la costruzione di quelle infrastrutture ha iniziato a far saltare in aria un tunnel ferroviario in quello che è l’habitat per una specie di scimpanzé in pericolo di estinzione. Dov’è la falla? Non c’è alcun piano in atto per gestire l’impatto sugli animali.
La società mineraria anglo-australiana Rio Tinto PLC (RIO.L), (RIO.AX) ha il permesso di estrarre una parte adiacente del giacimento e prevede di esportare il minerale utilizzando la ferrovia e il porto in costruzione dal consorzio, Winning Consortium Simandou (WCS).
Un giro di affari che non convince. La società di costruzioni assunta dal consorzio WCS per costruire la ferrovia, China Railway 18th Bureau Group Co Ltd, aveva dichiarato il 7 giugno scorso sul suo sito che un pozzo era stato fatto saltare nel fianco della collina “con un ruggito di cannoni” il 29 maggio, settimane prima che alcuni funzionari della Guinea si incotrassero per considerare una valutazione di impatto ambientale e sociale (ESIA).
Secondo il verbale di quell’incontro, si legge infatti su Reuters, i funzionari guineani non hanno ordinato alla compagnia di interrompere l’esplosione, ma hanno chiesto revisioni alla valutazione, incluso un piano di gestione per gli scimpanzé. Per qualsiasi progetto che potrebbe avere un impatto sull’ambiente, la Guinea richiede che le valutazioni ambientali siano completate e approvate in anticipo, afferma l’articolo 28 del suo codice ambientale.
Fatto sta che qui lo scimpanzé è “in grave pericolo”: secondo la classificazione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) nel 2016 la popolazione di scimpanzé occidentali è diminuita dell’80% dal 1990 al 2014. È a un passo, quindi, dall’estinzione in natura. L’intera area della Guinea ospita quasi i due terzi dei restanti 52.800 scimpanzé occidentali stimati allo stato brado e secondo un’analisi di Reuters sulle immagini satellitari fornite da Planet Labs, sono in corso da diversi mesi numerosi lavori sul tunnel. Un’immagine del 28 giugno mostra due principali aree di costruzione alle due estremità del tunnel, collegate da una nuova strada di accesso attraverso le montagne (non era visibile a gennaio).
E il bello è che China Railway 18th Bureau Group non ha risposto alle domande sui lavori di costruzione inviate da Reuters il 28 luglio. Anzi, dopo che le domande sono state inviate, la sua dichiarazione che menzionava l’esplosione sulla collina è stata rimossa dal suo sito web.
Il WCS ha affermato che nessuna esplosione è avvenuta prima di aver ricevuto i permessi richiesti o prima che la valutazione ambientale fosse stata approvata. E non solo: il ministero delle Miniere della Guinea non ha risposto alle richieste di commenti sulla costruzione del tunnel, le valutazioni ambientali e la protezione degli scimpanzé.
La realtà? Non c’è nessun piano per proteggere gli scimpanzé e il loro habitat.
La ferrovia di Simandou “cambierà in modo permanente il paesaggio guineano”, dice senza mezze misure Genevieve Campbell, che guida una task force dell’IUCN.
Il paesaggio meraviglioso delle montagne di Simandou, la ricca biodiversità e i siti culturali le rendono un luogo sensibile per avviare una simile attività mineraria. Un dato certo e incontrovertibile, ma di cui nessuno sembra farsi carico adesso.
Fonte: Reuters
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