Verrà catturato per poi essere ucciso. Questo è il terrificante destino riservato all'orso che lo scorso fine settimana ha attaccato un uomo in una valle alpina. Ancora una volta, il Trentino dimostra di aver fallito nella gestione di questi grandi animali, che andrebbero tutelati a ogni costo
Sta per concludersi nel peggiore dei modi la vicenda che vede protagonista l’orso bruno che la scorsa domenica ha attaccato e ferito (non gravemente) un escursionista in Val di Rabbi. Proprio qualche ora fa è arrivato l’annuncio da parte della Provincia di Trento che suona come una condanna a morte, assurda e intollerabile, per l’animale, la cui unica “colpa” è stata quella di essersi comportato da orso. Il presidente Maurizio Fugatti ha fatto sapere che è pronto a procedere all’abbattimento.
Dall’esame del Dna è stato possibile risalire all’identità del plantigrado: si tratta di un esemplare di sesso maschile di 18 anni, ribattezzato MJ5 e nato da due orsi sloveni con i quali è partito il progetto Life Ursus in Trentino.
In passato l’animale non ha mai manifestato comportamenti aggressivi, eppure – nonostante ciò – per le autorità bisogna procedere per la soluzione più estrema.
Ho già avuto un’interlocuzione con il ministro all’Ambiente, Pichetto Fratin – ha dichiarato Fugatti – Abbiamo altresì informato Ispra, atto a cui siamo tenuti per legge, la quale a sua volta formulerà un parere non vincolante su come procedere. In considerazione della gravità dell’episodio accaduto e della possibilità che possa verificarsi nuovamente, abbiamo deciso di procedere alla cattura e all’abbattimento di MJ5.
La rabbia delle associazioni animaliste
Le parole del presidente Fugatti hanno sollevato un polverone di polemiche, in particolare fra le associazioni animaliste che temevano un epilogo così brutale.
Come Protezione Animali ci opporremo con ogni mezzo a questa decisione ingiusta che sa tanto di campagna elettorale. – fa sapere l’ENPA – Ricordiamo che l’orso Mj5, nato nel 2005 da Maja e Joz, ha vissuto per 18 anni in Trentino senza mai mostrare comportamenti negativi verso l’uomo: non ha mai fatto del male alle persone, ed anche i danni a suo carico sono limitati.
Ma in seguito ad un unico incidente, la cui dinamica fa ascrivere l’evento ai casi di orsi che reagiscono in modalità difensiva, in quanto preso di sorpresa e spaventato ulteriormente dalla presenza di un cane sciolto, parte la condanna a morte, benché il Pacobace preveda anche il radiocollaraggio, senza arrivare alla soppressione, con il severo e concreto rischio che si dimostrerà (come fatto più volte) che la decisione è errata e immotivata: la serie delle morti “per errore” e delle sentenze di morte assurde e crudeli, che il Consiglio di Stato ha più volte cassato con motivazioni incontestabili ci fa capire che l’orso è vittima di manovre elettorali.
Per l’associazione, che si è detta pronta ad opporsi a questa scelta con ogni mezzo, si tratta di una “una condanna a morte inaccettabile”
Nel frattempo l’OIPA si appella anche all’Ispra affinché, chiamata in causa, conservi l’obiettività necessaria per non emettere la sentenza di morte del povero orso.
Come sempre procederemo con l’accesso agli atti per comprendere l’esatta dinamica dei fatti, anche in vista di un eventuale ricorso al Tar – commenta il presidente dell’Oipa Massimo Comparotto – Anche stavolta assistiamo a uno scarico di responsabilità da parte del presidente Fugatti, che in questi anni ha fatto conoscere a tutta l’Italia le sue prassi nei confronti della fauna selvatica che popola la sua terra.
Non possiamo più restare in silenzio di fronte a questo massacro legalizzato degli orsi sul territorio del Trentino. Invece di scegliere la via degli abbattimenti, la Provincia dovrebbe impegnarsi di più a prevenire gli attacchi, sensibilizzando cittadini ed escursionisti sui comportamenti da adottare in aree in cui vivono questi iconici animali. È sulla convivenza fra esseri umani e animali che si deve lavorare, giù le mani dai nostri orsi.
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Fonti: Provincia autonoma di Trento/OIPA/ENPA
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