E’ un fatto più unico che raro quello accaduto nei giorni scorsi lungo le coste leccesi dove è stato avvistato e messo in salvo un cucciolo di foca monaca.
E’ un fatto più unico che raro quello accaduto nei giorni scorsi lungo le coste leccesi e brindisine dove è stato avvistato e messo in salvo un cucciolo di foca monaca.
La foca monaca del Mediterraneo (Monachus monachus) è tra le specie marine più minacciate ve ne sarebbero infatti attualmente solo 700 esemplari tra le coste del Sahara atlantico e delle isole Desertas e le principali colonie riproduttive situate in Grecia, Turchia e Cipro. Non si tratta quindi di un animale che ci si aspetterebbe di trovare nel mare italiano, eppure due giorni fa un esemplare molto giovane di questa specie è stato avvistato ed erano decenni che ciò non avveniva.
Eccezionale avvistamento, torna la foca monaca nelle acque del Salento. 🌊❤🥰 Il Centro recupero fauna di Calimera, in collaborazione con i Carabinieri Forestali gruppo provinciale Lecce e il Nucleo Biodiversità di San Cataldo, sta monitorando l'esemplare di foca monaca, avvistato in questi giorni sulle coste salentine. La popolazione è invitata a mantenere la massima discrezione per non arrecare disturbo all'animale e alle forze dell'ordine. ⚠⚠⚠Se doveste avvistarla⚠⚠⚠Non cercate di avvicinarla.Rimanete almeno a 50 m di distanza.Contattate i Carabinieri Forestali al 1515o la Capitaneria di Porto al 1530.NON PRENDETE ALCUNA INIZIATIVA.
Posted by Life in Salento on Saturday, January 25, 2020
Subito è stato attivato un coordinamento tra ISPRA, Arpa Puglia, Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e Carabinieri Forestali e il cucciolo, spiaggiato in località San Gennaro (Brindisi), è stato oggi messo in salvo dalla Capitaneria di porto che l’ha affidato alle cure dei veterinari dell’Ispra, l’istituto superiore per la ricerca ambientale.
Proprio l’Ispra in questa occasione ricorda a tutti i corretti comportamenti da seguire in caso di avvistamenti, considerando anche che in Italia la specie è protetta e dunque è assolutamente vietato non solo ucciderla e catturarla ma anche solo disturbarla.
Ecco allora le buone prassi da seguire in caso di avvistamento:
- ridurre immediatamente ogni potenziale disturbo generato dalla vicinanza umana all’esemplare ed allertare immediatamente le autorità marittime competenti (Capitaneria di Porto – tel. 1530), segnalando l’evento e continuando ad osservare l’esemplare annotando il comportamento ed i dettagli fisici
- in ambiente emerso (spiaggia o roccia) è fondamentale mantenere una distanza di sicurezza dall’esemplare per evitare di disturbarlo ed allontanarlo dal sito in cui sta riposando;
- mantenere il massimo silenzio ed allontanarsi lentamente evitando movimenti bruschi che possano spaventare l’esemplare, fino a raggiungere una distanza di sicurezza di almeno 50 metri di raggio intorno all’esemplare;
- evitare il contatto fisico con l’esemplare e il lancio di oggetti, fare richiami vocali o generare rumore in vicinanza di una foca che rappresentano motivo di disturbo e di stress per l’esemplare;
- evitare di introdurre gli animali domestici nei luoghi frequentati dalle foche poiché potrebbero essere portatori di malattie per le foche e comprometterne la salute;
- in mare, occorre spegnere subito i motori dell’imbarcazione, mantenere il silenzio, e aspettare che l’animale continui il proprio percorso senza ostruirlo. Le foche, incuriosite, possono avvicinarsi ai natanti, ai subacquei ed alle imbarcazioni, ma in nessun caso devono essere disturbate, molestate e inseguite sia in acqua sia a terra;
- durante una nuotata o un’immersione, allontanarsi lentamente per non disturbare l’animale. Qualora l’avvistamento dovesse verificarsi all’interno di una grotta, è importante allontanarsi in silenzio, evitando movimenti bruschi e mantenendosi vicino alle pareti senza ostruire il passaggio acquatico;
- non tentare di avvicinare una foca monaca con il suo cucciolo: lo stress provocato dalla vicinanza umana potrebbe provocare l’abbandono del cucciolo e mettere a rischio la sua sopravvivenza. Il disturbo al sito di riproduzione potrebbe indurre la femmina ad abbandonare quel luogo negli anni successivi.
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