Che ci facevano oggi rinoceronti ed elefanti nel cuore di Roma? Il blitz per dire basta ai cacciatori di trofei

Rinoceronti ed elefanti su cartoni giganti per le strade di Roma: il flash mob di Humane Society Italia contro la caccia ai trofei

Da questa mattina le strade centrale di Roma sono state invase da elefanti e rinoceronti. Non in carne ed ossa, ma raffigurati su cartoni giganti con la scritta “Tu da che parte stai?”. Ed è proprio quello che hanno chiesto ai passanti gli attivisti di Humane Society International Italia (organizzazione che si batte da tempo contro l’importazione dei trofei di caccia in Italia), che sono scesi in piazza a difesa degli animali – molti dei quali in via d’estinzione – che ogni anno vengono uccisi per divertimento e per vanto per diventare trofei di caccia.

Un’attività cruenta e grottesca che riguarda da vicino anche gli italiani. Per far entrare più nel vivo del dramma della caccia ai trofei l’organizzazione animalista ha trasmesso in sottofondo bariti e altri versi di animali selvatici, spari e lamenti strazianti.

Vogliamo portare l’attenzione su un tema davvero importante, quello della caccia ai trofei. Una pratica crudele e anacronistica di cui l’Italia si rende ancora partecipe. – ha spiegato un’attivista ai nostri microfoni – Infatti, negli ultimi 5 anni il nostro Paese ha importato più di 400 trofei di animali protetti a livello internazionale. Con la nostra petizione chiediamo al governo italiano di chiudere le porte del nostro Paese a questi terribili trofei. Chiediamo il divieto di importazione e esportazione e riesportazione di tutti gli animali uccisi per puro divertimento.

flash mob trofei caccia

@greenMe

Caccia ai trofei: il ruolo dell’Italia

Per trofei di caccia si intendono sono animali interi o parti di essi come la testa o la pelle che i cacciatori conservano come souvenir per esibire il successo avuto durante quella battuta di caccia.

Si tratta di una pratica crudele, purtroppo molto diffusa e ritenuta legale in gran parte del mondo e che per tante organizzazioni, come il Safari Club International, rappresenta un enorme business. La caccia ai trofei è nata a seguito della colonizzazione europea in Africa, America e Asia  nel XIX secolo. Oggi l’Unione europea è il secondo importatore al mondo di trofei (dopo gli Stati Uniti): in testa classifica troviamo Germania, Spagna e Danimarca.

Tra il 2014 e il 2018, gli Stati europei hanno importato quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale, una media di quasi 3.000 trofei all’anno tra cui leoni africani, elefanti africani e rinoceronti neri in pericolo di estinzione. Sono stati importati anche zebre, ghepardi, pecore Argali dell’Asia quasi minacciate d’estinzione e orsi polari classificati come vulnerabili.

Nell’ultimo quinquennio, l’Italia ha importato ben 437 trofei di caccia provenienti da specie protette a livello internazionale. A livello europeo, il nostro Paese è il primo importatore di trofei di ippopotami e il quarto importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica.

Leggi anche: Dentro l’orrore dell’industria l’industria spietata della caccia ai trofei e dei leoni allevati in scatola per poi essere uccisi

La petizione per fermare quest’orrore

Fermare l’importazione dei trofei di caccia nel nostro Paese è un passo fondamentale per tutelare decine di specie in pericolo. Secondo un sondaggio risalente allo scorso marzo, la stragrande maggioranza degli italiani è contraria a questa pratica terrificante: l’86% si oppone all’importazione che riguarda le specie selvatiche e l’88% a quella relativa alle specie protette. Per porre fine all’orrore Humane Society Italia ha lanciato ha organizzato la campagna #NotInMyWorld, invitando tutti i cittadini a firmare la petizione affinché l’importazione dei trofei diventi illegale nel nostro Paese.

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