E' stata respinta la proposta di alcuni paesi africani di riaprire il commercio globale di avorio, dato che questa pratica mette a rischio gli elefanti.
Botswana, Namibia, Zimbabwe e Sud Africa ci hanno provato a riaprire il commercio globale di avorio ma per fortuna, questa volta, sono stati fermati in tempo.
A bocciare la proposta sono stati i delegati alla più grande conferenza del mondo riguardante il commercio di specie selvatiche, la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora o CITES, che si è conclusa ieri, 28 agosto a Ginevra.
La proposta riguardava la vendita dell’avorio accumulato nei territori dei 4 paesi, ma dopo un acceso dibattito è stata respinta.
Come ha spiegato Matt Collis, capo di IFAW presente a CITES, il mercato legale di avorio offre opportunità per il riciclaggio di avorio illegale e va quindi evitato. Secondo IFAW il contrabbando di avorio proveniente dall’Africa è infatti aumentato dal 2008 del 71% e ogni anno, in media, sono 20.000 gli elefanti che vengono uccisi illegalmente proprio per l’avorio.
Accettata, d’altra parte, la proposta di esportare elefanti solo in paesi africani dove già vivono o vivevano, a patto che venga documentato un reale beneficio a loro carico prima dell’eventuale esportazione, come riporta National Geographic. Una vittoria considerevole anche per evitare che piccoli elefanti vengano strappati alle famiglie e portati negli zoo di tutto il mondo, pratica molto diffusa con esportazioni numerose soprattutto verso la Cina.
Nel frattempo l’UE, sempre nell’ambito della 18esima Conferenza delle Parti CITES , ha rivelato, come riporta theparliamenttmagazine, che è intenzionata a introdurre nuovi regolamenti per combattere il commercio di avorio. Notizia che ha entusiasmato lo stesso Matt Collis, sebbene a suo parere si debba fare ancora di più perché le attuali normative offrono troppe opportunità ai criminali.
Purtroppo non è passata invece la proposta riguardante la chiusura dei mercati interni legali di avorio presenti in Giappone e UE, sebbene questi paesi siano stati incoraggiati a chiuderli al più presto.
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Laura De Rosa