PFAS, prodotti chimici banditi trovati nei cuccioli di leone marino in via di estinzione e di foca australiana

In Australia, prodotti chimici anti-incendio sono stati scoperti nei leoni marini e nella pelliccia dei piccoli di foca

In Australia, prodotti chimici anti-incendio sono stati scoperti nei leoni marini e nella pelliccia dei piccoli di foca. Si tratta di specie già a rischio estinzione che vedono le loro condizioni di salute ulteriormente minacciate.

Un prodotto chimico che il governo del Nuovo Galles del Sud ha recentemente proibito per lo spegnimento degli incendi è stato rinvenuto nei cuccioli dei leoni marini australiani (a rischio estinzione secondo la Red List dell’IUCN) e nella pelliccia delle foche. La scoperta rappresenta un’ulteriore possibile minaccia alla vita dei leoni marini australiani: parassiti intestinali e tubercolosi già minacciano l’esigua popolazione, diminuita di più del 60% negli ultimi 40 anni.

I prodotti chimici in questione si chiamano PFAS – acronimo tradotto in italiano con Sostanze Perfluoro Alchiliche (detti anche acidi perfluoroacrilici). Si tratta di acidi liquidi molto forti, utilizzati perlopiù nel settore industriale, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione.

Proprio grazie alla loro resistenza al calore, questi acidi sono usati per evitare il propagarsi delle fiamme negli incendi. I danni non sono solo per l’ambiente e gli animali: è stato dimostrato che gli PFAS sono causa di cancro, di problemi nel sistema riproduttivo, di danneggiamento del sistema endocrino e di quello immunitario.

(Leggi: La strage di migliaia di koala arsi vivi dalle fiamme che non dobbiamo dimenticare)

I ricercatori credono che le foche e i leoni marini abbiano ingerito questi veleni attraverso l’alimentazione a base di pesci, crostacei, polpi e calamari. Concentrazioni particolarmente elevate di prodotti chimici sono state trovate nei cuccioli – probabilmente trasferite dalla mamma ai piccoli durante l’allattamento.

La scoperta quindi getta luci inquietanti anche sull’intera catena alimentare che coinvolge diverse specie marine e che arriva, ovviamente, fino all’uomo – che non solo rischia di mangiare pesce contaminato, ma anche di bere acqua contenente queste sostanze o addirittura coltivare frutta e versura in suoli contaminati. Questo perché i PFAS resistono a lungo nel tempo e possono concentrarsi nei tessuti degli esseri viventi.

Lo scopo di questa ricerca è quello di salvare il leone marino australiano, l’unica specie pinnipede indigena presente nelle acque australiane. Questa specie è a rischio di estinzione a causa di una notevole diminuzione della popolazione a causa del commercio dell’animale diffuso nel XIX secolo, nonché per l’impatto negativo di numerose malattie che hanno decimato la popolazione dei cuccioli negli ultimi anni.

Fonte: Universtity of Sidney / Science Direct

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