La processionaria del pino è già tornata. Nei giardini, nei parchi, nell’area parco per cani, insomma dappertutto, una vera e propria invasione che non risparmia città. Se c’è un pino, c’è anche la processionaria.
La processionaria del pino è già tornata. Nei giardini, nei parchi, nell’area parco per cani, insomma dappertutto, una vera e propria invasione che non risparmia città. Se c’è un pino, c’è anche la processionaria.
Vi avevamo già parlato di questo pericolosissimo insetto, ma quest’anno sembra che la primavera alle porte stia portando con sé anche un’ondata preoccupante di processionaria.
È già allarme, infatti, in tante città italiane dove si stanno moltiplicando gli avvistamenti. Con il primo caldo, questo insetto dell’ordine dei lepidotteri inizia a strisciare in fila, cercando un posto dove tessere il proprio bozzolo per trasformarsi in falena.
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Una volta trasformata, la processionaria non è più pericolosa, il problema però è prima. Nello stadio larvale, una fase che purtroppo dura fino a maggio, il suo corpo è coperto da una peluria che risulta urticante per l’uomo, provocando arrossamento, edemi, vescicole e bolle. Può essere letale, invece, per gli animali e soprattutto per i cani che tendono ad annusare tutto.
La processionaria, come abbiamo anticipato, si trova nelle pinete o nei boschi di quercia, ma non è raro vederli anche in castagni, faggi e betulle.
Dal 2008 la disinfestazione delle larve di processionaria è obbligatoria in Italia, da quando un decreto ministeriale ha stabilito che:
“la lotta contro la processionaria del pino è obbligatoria nelle aree in cui le strutture regionali hanno stabilito che la presenza dell’insetto minacci seriamente la salute delle persone o degli animali o la sopravvivenza del popolamento arboreo”.
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Il nome processionaria deriva dall’abitudine di questi insetti di spostarsi in fila come in una vera e propria processione. Se ne tocchiamo involontariamente una, dobbiamo seguire immediatamente delle accortezze.
Ecco gli avvertimenti forniti da agronomi e forestali:
1) Non avvicinarsi e non sostare sotto piante infestate;
2) Non tentare con mezzi artigianali di distruggere i nidi, in quanto il primo effetto che si ottiene è quello di favorire la diffusione nell’ambiente dei peli urticanti;
3) A fine inverno-inizio primavera, quando si possono osservare con particolare frequenza le processioni di larve lungo i tronchi o sul terreno, evitare di raccogliere i bruchi senza protezioni e con mezzi inadeguati (scope, rastrelli, ecc.);
4) Lavare abbondantemente frutti e prodotti di orti in prossimità di pinete infestate.
In caso di contatto con la pelle:
a) lavare abbondantemente il corpo (capelli inclusi) con acqua e sapone;
b) manipolare i vestiti con guanti e lavarli anch’essi avendo cura di utilizzare acqua a temperatura elevata;
c) sulle parti che hanno toccato larve e nidi utilizzare eventualmente strisce di scotch come un mezzo depilante per asportare parte dei peli ancorati alla pelle;
d) utilizzare sulle parti arrossate una pomata antistaminica per lenire il fastidio. Nell’eventualità di contatto con gli occhi, inalazione o ingestione dei peli urticanti è invece suggerito un immediato consulto clinico.
Dominella Trunfio