I cacciatori esultano per la preapertura della stagione venatoria (ma gli animali no)

Da domani in diverse Regioni i cacciatori potranno tornare all'attacco, uccidendo migliaia di animali indifesi, grazie alla preapertura della stagione venatoria. Ma non finisce qui. Nel bel mezzo delle elezioni armieri e associazioni venatorie si sono appellati ai candidati per chiedere maggiori tutele e privilegi

Dopo mesi di siccità record e incendi devastanti, che hanno messo in ginocchio i nostri ecosistemi, i cacciatori italiani stanno già preparando i loro fucili. Ebbene sì, in Regioni come la Toscana e il Molise domani inizierà anticipatamente la stagione venatoria. Per loro è motivo di grande soddisfazione e adrenalina, mentre per migliaia di animali sarà lil ritorno di un incubo.

Un regalo dei “politici” a cacciatori e armieri, per rincorrere i consensi delle lobby: con queste parole l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali Onlus) commenta la decisione di dare il via libera alla caccia anticipata, tra l’altro ancora in piena stagione turistica.

Nonostante il disastro climatico, la distruzione degli habitat, gli incendi, la siccità, la perdita di tanti animali selvatici, e nonostante la tutela dell’ambiente e della biodiversità sia entrata in Costituzione, in campagna elettorale la tutela della fauna è un argomento tabù. – denuncia ‘ENPA – Un fragoroso silenzio ha accompagnato, infatti, l’adozione di pessimi calendari venatori o delibere dell’ultimo minuto per consentire spari anticipati, impedendo alle associazioni animaliste e ambientaliste di impugnarle in tempo utile.

Sono diversi i candidati che nelle ultime settimane hanno incentrato la loro campagna elettorale sulla tutela degli animali domestici, aprendo all’inasprimento delle pene per chi li maltratta. Ma la fauna selvatica? Non merita di essere protetta?

Dagli stessi candidati che propagandano amore e pene severe su cani e gatti, ci piacerebbe sapere cosa ne pensano dei cani da caccia che riempiono i canili, abbandonati dai cacciatori perché troppo vecchi o poco abili a fiutare le tracce, o dei tanti costretti in gabbia sette mesi all’anno o lasciato in totale solitudine, durante il periodo in cui l’attività venatoria cessa. – fa notare l’associazione – Vorremo anche sapere cosa provano nei confronti degli animali uccisi: specie in conclamato declino, come la tortora – che l’Europa vorrebbe addirittura fuori dalla caccia, o il colombaccio, che ha in questo periodo i piccoli immaturi, nella fase di dipendenza dai genitori, destinati quindi a morire di fame, dopo una lunga agonia.

È questo, ci domandiamo, l’amore nei confronti degli animali tanto sbandierato? Condannare a morte i genitori dei selvatici con i propri piccoli?”

Già da tempo, la comunità di esperti ha espresso la propria contrarietà alle preaperture della stagione venatoria, ma a quanto pare le Regioni hanno scelto di ignorare il loro parere.

I cacciatori chiedono la deregulation dei fucili

Come se non fossero già abbastanza le tutele a favore della caccia, proprio in questi giorni un gruppo di associazioni venatorie, guidate da Federcaccia e i produttori di armi, ha inviato una lettera aperta ai candidati politici per chiedere implicitamente alle nuove Camere lo smantellamento della legge n. 157/92 per la tutela della fauna selvatica e la regolamentazione della caccia.

L’appello congiunto lanciato da diverse sigle del mondo venatorio, insieme a esponenti degli armieri rappresentati dal Comitato Nazionale Caccia e Natura, nasconde in realtà il tentativo di promuovere una deregulation dei fucili  – denunciano le associazioni animaliste Enpa, Lav, Leidaa, Lndc Animal Protection e Oipa. – Per questo chiediamo ai candidati di non sottoscrivere quell’iniziativa e di non contribuire così alla demolizione di uno dei capisaldi della nostra legislazione in materia di tutela faunistica, diretto recepimento delle direttive europee.

D’altro canto, il documento diffuso da armieri e cacciatori, oltre ad avere una chiara ed evidente matrice ideologica, si basa su presupposti errati che, a partire dalla presunta figura del “cacciatore ecologista” e “curatore della biodiversità”, sono stati ampiamente smentiti dallo stesso mondo scientifico.

Lo scopo di cacciatori e armieri è ovviamente  quella di mercificare e privatizzare la fauna, trasformandola da patrimonio indisponibile dello Stato da tutelare, come oggi prevede la legge n. 157/92, in un business molto vantaggioso.

La gestione attiva del territorio realizzata anche attraverso la caccia è un valore assoluto per la tutela della biodiversità, la salvaguardia del nostro ambiente naturale e agrario, la sopravvivenza del tessuto rurale, la qualità della vita della popolazione. – scrivono le associazoni nella lettera – In un Paese sempre più vulnerabile come il nostro occorre assumere un nuovo paradigma di sviluppo improntato alla qualità ed alla sostenibilità nel quale si inserisce a pieno titolo la figura del cacciatore inteso nella sua concezione moderna di paladino del territorio.

Da tempo, con il nostro impegno sul territorio, lontani dai salotti degli ideologismi, operiamo per sostenere lo sforzo delle istituzioni e della comunità scientifica per uscire dalla crisi e dare una prospettiva di benessere alle generazioni che verranno. Ci anima l’interesse generale partendo dalla nostra millenaria specificità che è al tempo stesso storia, cultura, tradizione e impegno civico.

Ma è chiaro che si tratta di parole che celano i reali interessi della categoria, come evidenziato dalle organizzazioni animaliste:

La presunta funzione di presidio ambientale propagandata dal mondo venatorio è solo un’operazione di maquillage comunicativo per giustificare l’anacronistica pratica dell’ ”uccidere per divertimento” e per lucro, grazie al mercato, anche illegale, delle carni. Il tutto, in una crisi della biodiversità senza precedenti. Lo ammettono esplicitamente le stesse associazioni venatorie quando nella loro lettera scrivono che la caccia “è una fonte di carne sana…”.

Fauna il cui valore non è, quindi, legato agli equilibri ecologici e alla tutela della natura e delle specie, ma solo come “fauna da piatto”, come ricordano gli spiedi di piccoli uccelli protetti tanto cari alla Lega che, insieme con Fratelli d’Italia, ha varato in Lombardia una legge ad hoc.

Cacciatori e armieri, però, dimenticano che la maggior parte degli italiani è contraria alla caccia. Dal sondaggio più recente, realizzato quest’anno dall’istituto EMG Different, su commissione del WWF, è emerso infatti che il 76% degli intervistati non trova giusto che la caccia sia praticata in Italia e sarebbe d’accordo nel vietarla in tutto il territorio nazionale.

Cari candidati quasi l’80% dell’opinione pubblica italiana è contrario alla caccia e la crisi spaventosa che l’ambiente e la biodiversità vivono non può tollerare neppure una sola morte provocata da una pratica anacronistica, crudele e insensata come è l’uccidere per divertimento o per fare soldi sulla pelle della fauna selvatica, già tanto in difficoltà.  – con queste parole le associazioni animaliste lanciano un appello disperato ai candidati politci – Non firmate, non tradite la Costituzione. La tutela degli animali, dell’ambiente e della biodiversità è una scelta vincente, anche nelle urne.

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Fonti: ENPA/OIPA/Federcaccia

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