L'autopsia effettuata su una tartaruga Caretta Caretta spiaggiata nelle coste del Cilento ha fatto rinvenire una quantità di rifiuti in plastica che fa seriamente riflettere
L’autopsia effettuata su una tartaruga Caretta Caretta spiaggiata nelle coste del Cilento ha fatto rinvenire una quantità di rifiuti in plastica che fa seriamente riflettere
Bicchieri, involucri di snack, buste e i famigerati dischetti. Una vera e propria discarica di plastica nello stomaco di una tartaruga della specie Caretta Caretta che a fine gennaio si era spiaggiata nel lungomare di Marina di Camerota, in Cilento. Ed è quello che si sono trovati davanti i biologi dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) di Portici e del Centro Ricerche Tartarughe Marine (CRTM) della Stazione Zoologica di Napoli che hanno condotto ieri l’autopsia.
La plastica sta soffocando sempre più i nostri mari e i suoi abitanti sono destinati ad ingerirne quantità inimmaginabili che sempre più spesso ne decretano la morte. Per non parlare delle microplastiche ingerite che, anche se non visibili, tornano inevitabilmente nella catena alimentare, finendo anche sui nostri piatti.
La carcassa della tartaruga era stata ritrovata da alcuni passanti lungo il litorale di Marina di Camerota a seguito delle forti mareggiate di fine gennaio. Durante l’autopsia condotta dai biologi dell’istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno che ne stabilirà le cause, un dato è subito salito agli occhi dei ricercatori: lo stomaco dell’animale era pieno zeppo di rifiuti, soprattutto in plastica.
Un bicchierino di caffè, una confezione di M&M, involucri in arabo, brandelli di buste e ben 7 dischetti di plastica, quelli che, ricorderete, avevano invaso i litorali del Tirreno un anno fa e che si rivelarono essere stati sversati dal depuratore di Carpaccio.
Come denuncia il sito del progetto Clean Sea Life:
“Non è la prima tartaruga ad aver mangiato dischetti. Al momento è il terzo caso documentato, dopo altre due rinvenute in Francia. E non sarà nemmeno l’ultima, perché sono probabilmente milioni, e forse decine di milioni, i dischetti sversati in mare nel Golfo di Salerno. Trascinati dalle correnti, hanno viaggiato per gran parte del Mediterraneo occidentale spiaggiandosi via via lungo le coste tirreniche italiane, poi quelle francesi e infine le spagnole. I volontari ne hanno raccolti finora più di 160.000, ma molti di più sono quelli che ancora giacciono sulle spiagge o galleggiano in mare, soprattutto dopo che le burrasche sconvolgono le spiagge e li rimettono in circolo, di nuovo a disposizione degli animali marini”
I dischetti, come pure gli involucri provenienti dall’Algeria ci stanno dimostrando che la dispersione della spazzatura in mare è un problema che prima o poi riguarda davvero tutti perché le rotte dei rifiuti viaggiano per migliaia di chilometri toccando tutte le coste.
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Simona Falasca