Il coronavirus non ferma il contrabbando delle pinne di squalo, ma arriva un duro colpo: maxi sequestro di 13 tonnellate a Hong Kong
Il coronavirus non ferma il contrabbando delle pinne di squalo, ma arriva un duro colpo: maxi sequestro di 13 tonnellate a Hong Kong. Lo annuncia la dogana del piccolo Paese asiatico dove questa pratica è particolarmente diffusa.
Le pinne di squalo sono molto richieste dal mercato asiatico per la preparazione della “zuppa di pinne di pescecane” ed è quindi è molto diffusa l’assurda pratica di catturare questi animali, privarli delle loro pinne e poi rigettarli in mare, compromettendone la sopravvivenza.
Diverse specie di squalo sono a rischio estinzione, ma questo non ferma la loro cattura e le sevizie al solo scopo di ricavare profitti. Secondo il WWF, circa 100 milioni di individui potrebbero essere uccisi ogni anno, spesso presi di mira per le loro pinne.
Ma arriva ora una bellissima notizia: la dogana di Hong Kong ha rilevato due casi di contrabbando di pinne di squalo, uno il 28 aprile e l’altro il 4 maggio: per questo è stata attivata subito la pratica di sequestro, che ha portato a sottrarre circa 13 tonnellate di materiale per valore di mercato stimato di quasi 8 milioni di euro. È il più duro colpo al commercio illegale di pinne di squalo che si sia mai registrato.
In Europa la pratica di sottrazione di pinne di squalo è severamente vietata dal 2012, ma anche a Hong Kong qualsiasi persona ritenuta colpevole dell’importazione o dell’esportazione di specie in via di estinzione senza licenza va incontro a sanzioni fino a 9 milioni di euro e alla reclusione fino a 10 anni, ed è attivo nel Paese un numero dedicato 24 ore su 24 e la casella di posta crimereport@customs.gov.hk per la segnalazione di reati di questo tipo.
In questo caso sono trapelati già i nomi dei possibili contrabbandieri, ma le indagini sono ancora in corso.
Fonti di riferimento: Dogana di Hong Kong
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