Che siano gli uccelli più acquatici in assoluto è risaputo da un po’, ma che un piccolo pinguino riesca a nuotare anche per 6mila chilometri è di certo una novità. A stabilirlo è un nuovo studio pubblicato su Plos One, che mette in luce le grandi doti di genitori di questi animali
Che siano gli uccelli più acquatici in assoluto è risaputo da un po’, ma che un piccolo pinguino riesca a nuotare anche per 6mila chilometri è di certo una novità. A stabilirlo è un nuovo studio pubblicato su Plos One, che mette in luce le grandi doti di genitori di questi animali.
Parliamo dei pinguini di Fiordland (Eudyptes pachyrhynchus), conosciuti anche come pinguini Tawaki che si riproducono nel sud della Nuova Zelanda ma che viaggiano verso l’Antartide e ci arrivano dopo poche settimane.
A scoprirlo sono stati i ricercatori dell’Università di Otago grazie a studi specifici sulle rotte migratorie di questi pinguini ed ecco cosa c’è di nuovo. Nel periodo dell’allevamento i pinguini perdono il 50% del loro peso corporeo, che è necessario riacquisire per la sopravvivenza.
E’ per questo motivo che questi uccelli migrano. Con i satellitari i ricercatori hanno monitorato 19 pinguini per tracciare la loro migrazione. Sebbene solo cinque uccelli siano stati monitorati per l’intero percorso, gli altri hanno fornito informazioni di tracciamento parziale.
Il viaggio di andata e di ritorno è stato completato in 8-10 settimane per un totale di chilometri che va da 3500 a 6800. Che cosa significa? Che essi possono arrivare a nuotare tra i 20 km e 80 km al giorno e secondo i ricercatori, questa distanza potrebbe essere la più veloce possibile per i pinguini.
Ma non solo, si migra prima o dopo anche in base al fatto se si è genitori o meno. Chi non ha cuccioli lascia presto la Nuova Zelanda e migra verso la parte subtropicale a sud dell’isola della Tasmania, mentre chi li ha si dedica alla genitorialità per poi nuotare più a sud e raggiungere il fronte subartico, che si trova a ben 750 km più in là rispetto all’altro. Quindi devono essere dei provetti e veloci nuotatori visto che le difficoltà non mancano.
La profondità dell’acqua, la velocità della corrente superficiale e il livello del mare influenzano tutti i movimenti dei pinguini sul fronte subartico, mentre la temperatura superficiale del mare e le concentrazioni di clorofilla influenzano i movimenti dei pinguini verso il fronte subtropicale che si trova più a nord.
E pensare, dicono i ricercatori, che la migrazione non sarebbe neanche necessaria perché gli oceani intorno alla Nuova Zelanda forniscono molto cibo per i pinguini in quel periodo dell’anno.
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Dominella Trunfio