Un maialino OGM che non si ammala mai. È immune alla pesta suina, in grado di uccidere tutti i maiali europei in meno di 24 ore dal contagio, e a qualsiasi altra malattia che oggi potrebbe contagiare gli animali negli allevamenti. Il laboratorio che lo ha creato è lo stesso in cui è nato la famosissima pecora Dolly, il Roslin Institute di Edimburgo, che lo ha chiamato 'Pig 26'.
Un maialino OGM che non si ammala mai. È immune alla pesta suina, in grado di uccidere tutti i maiali europei in meno di 24 ore dal contagio, e a qualsiasi altra malattia che oggi potrebbe contagiare gli animali negli allevamenti. Il laboratorio che lo ha creato è lo stesso in cui è nato la famosissima pecora Dolly, il Roslin Institute di Edimburgo, che lo ha chiamato ‘Pig 26’.
Un altro progresso della clonazione? Molto di più, spiegano i ricercatori: la nuova tecnica dell’“editing genetico” che il team ha utilizzato è maggiormente veloce ed efficiente rispetto ai metodi finora esistenti, e non comporta l’uso di geni per la resistenza antibiotica (uno dei principali argomenti usati dai detrattori degli OGM). Il processo consiste nel tagliare una parte del DNA di un animale e nell’inserimento di nuovo materiale genetico, emulando una mutazione genetica naturale che rende addirittura impossibile determinare se l’animale è stato modificato.
Il tasso di successo è elevatissimo, del 10-15%, mentre le tecniche attuali non superano nemmeno l1%. E la tecnica può anche essere eseguita su un uovo fecondato, senza la necessità di tecniche di clonazione. “Siamo in grado di sbarazzarci della resistenza agli antibiotici e, in alcuni casi, possiamo abbandonare anche la clonazione”, ha dichiarato Bruce Whitelaw, tra i responsabili dello studio. Il nuovo maiale OGM è stato progettato a partire dai geni prelevati dai suini selvatici africani, naturalmente immuni al virus ma che non possono riprodursi con le specie europee.
“Pig 26”, che fa gola soprattutto a Usa e Cina, dovrebbe rendere l’applicazione dell’ingegneria genetica sugli animali da reddito più accettabile per l’opinione pubblica, dando persino vita a una strategia per nutrire la crescente popolazione mondiale. Almeno è questa l’intenzione dichiarata dagli scienziati. Peccato, però, che il maiale geneticamente modificato fa paura a 3 italiani su 4 (75%), che non porterebbero mai in tavola le sue carni. È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Eurobarometro.
Il livello di scetticismo degli italiani, nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone al latte materno da mucche transgeniche), rimane elevato. La realtà è infatti che le manipolazioni genetiche attualmente in commercio “riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini”, conclude la Coldiretti.
Roberta Ragni
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