Poveri piccioni. Non basta la minaccia dell’uomo, che è arrivato a pensare di impallinarli in alcune città . Ora il nemico si nasconde anche nell’acqua. Julien Cucherousset , ricercatore francese della Università di Tolosa, ha soprannominato “orche assassine di acqua dolce” i pesci gatto del fiume Tarn, che sulle sue rive hanno iniziato a predare proprio gli piccioni, sviluppando un’efficace tecnica di caccia simile a quella utilizzata dai delfini e dalle orche.
Piccioni. Non basta la minaccia dell’uomo, che è arrivato a pensare di impallinarli in alcune città. Ora il nemico si nasconde anche nell’acqua. Julien Cucherousset , ricercatore francese della Università di Tolosa, ha soprannominato “orche assassine di acqua dolce” i pesci gatto del fiume Tarn, che sulle sue rive hanno iniziato a predare proprio gli piccioni, sviluppando un’efficace tecnica di caccia simile a quella utilizzata dai delfini e dalle orche.
Spiaggiandosi per breve tempo, infatti, i pesci riescono a catturare gli uccelli che si avvicinano all’acqua, per poi trascinarli sotto e affogarli. In uno studio pubblicato su PlosOne, gli scienziati hanno studiato questo insolito rapporto predatore-preda tra la specie invasiva, proveniente dall’Europa dell’Est e dal fiume Reno e introdotta nel fiume Tarn nel 1983, e i piccioni europei del sud-ovest della Francia. I ricercatori hanno osservato il pesce da giugno a ottobre 2011, appostandosi su un ponte in prossimità di un’isolotto di ghiaia sul fiume.
In quel periodo, hanno registrato 54 tentativi di caccia al piccione. Nel 28% di questi casi, il pesce gatto ha catturato con successo la preda, trascinandola in acqua per mangiarla. Questi attacchi sono stati quasi sempre innescati da piccioni attivi, mentre piccioni immobili non sono mai stati attaccati. Questa evidenza suggerisce che il pesce gatto utilizzato le vibrazioni dell’acqua per cacciare piuttosto che segnali visivi.
Oltre a scoprire che non tutti i pesci gatto si nutrono dei piccioni, i biologi hanno anche identificato una caratteristica comune negli individui che lo fanno, che sono di ridotte dimensioni. Questo potrebbe significare che si sia instaurata una competizione all’interno della popolazione di pesci gatto causata dalla penuria di prede.
Ma per ora la causa di questo comportamento insolito è ancora sconosciuta. Resta il fatto che queste nuove scoperte potrebbero avvicinarci alla comprensione delle implicazioni nei comportamenti di una specie introdotta in un nuovo ecosistema.
Roberta Ragni