Pesci soffocati e presi a bastonate: il lato oscuro degli allevamenti intensivi ittici immortalato per la prima volta

Ammassati l’uno sull’altro in gabbie off shore sovraffollate e lasciati agonizzare anche per un’ora. Pesci manipolati e legati come se fossero oggetti. Per la prima volta in Europa, Essere Animali documenta ciò che succede negli allevamenti intensivi ittici.

Ammassati l’uno sull’altro in gabbie off shore sovraffollate e lasciati agonizzare anche per un’ora. Pesci manipolati e legati come se fossero oggetti. Per la prima volta in Europa, Essere Animali documenta ciò che succede negli allevamenti intensivi ittici.

Attenzione questo articolo contiene foto e video che potrebbero urtare la vostra sensibilità

Vasche sovraffollate e piene di alghe, con conseguente carenza di ossigeno, pesci issati con reti, con conseguente schiacciamento e ferite o lasciati morire di asfissia stipati in contenitori pieni di

ghiaccio. Ancora, animali lasciati a boccheggiare decine di minuti fuori dall’acqua, pesci ancora vivi e non storditi sottoposti a legamento con spago e altre pratiche.

Un quadro inquietante quello che emerge dal video diffuso in esclusiva su The Guardian e girato interamente con telecamere nascoste tra il 2017 e il 2018 in allevamenti intensi di orate, branzini
e trote nel centro-nord Italia. Si tratta di aziende importanti che riforniscono la GDO.

“Gli allevamenti sono gabbie off shore, disposte in mare aperto o vasche sulla terraferma in cui possono essere rinchiusi fino a 300mila pesci. La chiamano ‘acquacoltura’, un nome che rimanda alle produzioni vegetali, ma sono allevamenti molto simili a quelli per la carne, anche nelle problematiche per gli animali”, spiegano da Essere Animali.

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Gabbie sovraffollate e sporche

Il video mostra migliaia di pesci in gabbie prive di qualunque riparo o arricchimento ambientale. La densità in queste vasche di ingrasso è estremamente alta e ciò porta ad aggressioni fra animali, per il poco spazio vitale, ma anche ad acque più sporche e possibile diffusione di malattie. Oltre a trascorrere sino a 18 mesi in condizioni di sovraffollamento e privazione di stimoli, i pesci subiscono trattamenti dolorosi.

“Quando sono pescati dalle gabbie quelli in fondo alle reti rimangono schiacciati, si feriscono e sanguinano. Non vi è nessuna cura nei loro confronti, nemmeno nel momento del trasporto, quando vengono risucchiati con delle idrovore. Molti cadono e finiscono calpestati”.

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Trote sedate e spremute per far uscire le uova

La riproduzione dei pesci avviene in maniera del tutto innaturale: le trote una volta sedate, vengono letteralmente spremute per far fuoriuscire le uova.
Gli infiltrati hanno avuto accesso ai centri di lavorazione, dove i pesci vengono spesso stipati in contenitori con acqua e ghiaccio, considerato erroneamente un metodo di stordimento ma in realtà assolutamente inefficace per limitare le sofferenze, così come confermato dagli operatori.

In altri casi, vengono uccisi con un bastone o sbattuti contro la struttura di acciaio, ma in ogni azienda visitata tutti i pesci agonizzano lunghissimi minuti prima di morire.

“Abbiamo visto pesci boccheggiare ancora dopo un’ora dalla cattura. Molti di loro sono ancora vivi quando vengono etichettati con una pinzatrice o quando subiscono la legatura attraverso le branchie, una pratica richiesta da alcuni commercianti come garanzia della freschezza del pesce”.

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Acquacoltura: i dati

L’acquacoltura è un settore sconosciuto e in espansione, sia per l’aumento del consumo pro capite, passato dai 9,9 kg di pesce del 1960 a ben 28 kg nel 2018, sia per l’impatto della pesca intensiva che ha spopolato i mari, con il Mediterraneo dichiarato dalla Commissione Europea per il 96% eccessivamente sfruttato.

Nel 2013 la produzione di acquacoltura a livello globale ha superato quella del pescato e l’Italia è il terzo produttore europeo, con una produzione del 12% da allevamento, pari a 185mila tonnellate di pesce.

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Guarda il video:

Petizione Anche i pesci

Quella dei pesci è una sofferenza silenziosa su cui è urgente intervenire. Chiedi anche tu alle principali catene di supermercati di adottare severe policy per gli allevamenti fornitori. Anche i pesci sono animali, sentono il dolore e provano emozioni, spiega Essere Animali e lancia una campagna diretta a Coop, Conad, Esselunga, Lidl e Pam Panorama per far sì che venga adottata una policy diversa in materia di allevamenti ittici.

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Foto: Essere Animali

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