Uno studio internazionale rivela il significato nascosto del gesto immediatamente riconducibile ai gorilla – quello di battersi il petto
Uno studio internazionale rivela il significato nascosto del gesto immediatamente riconducibile ai gorilla – quello di battersi il petto
L’immagine di un gorilla che si batte il petto è forse la più iconica che possiamo collegare al comportamento di questi primati. Anche il personaggio di Tarzan, l’uomo-scimmia, viene spesso rappresentato mentre compie questo gesto. Tuttavia, nonostante sia uno dei più emblematici suoni del regno animale, il battersi il petto del gorilla aveva finora ricevuto scarsa attenzione da parte della comunità scientifica.
Un recente studio internazionale, condotto da Edward Wright e Martha Robbins del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha provato a fare luce sul reale significato di questo gesto analizzando il comportamento di una particolare sottospecie di primate, il gorilla di montagna. Il gorilla di montagna (Gorilla beringei) è una delle scimmie africane più grandi e vive sulle pendici vulcaniche dell’Albertine Rift, nell’est del continente. Questa sottospecie è segnalata a rischio di estinzione dall’IUCN: si stima che siano rimasti solo un migliaio di esemplari sparsi fra Uganda, Congo e Ruanda. Lo studio si è concentrato sull’analisi di molti gruppi sociali di gorilla di montagna nel Volcanoes National Park of Rwanda.
Battersi il petto è un atto tipico dei gorilla – soprattutto dei maschi adulti – ed è sempre stato descritto come dimostrazione di forza. I risultati dello studio evidenziano però anche la possibilità di segnali non vocali come veicolo di trasmissione di importanti informazioni per questi primati. Il team ha identificato infatti una grande variabilità nelle caratteristiche di questo gesto fra i vari esemplari maschi (es. numero dei battiti, durata…) e ha scoperto una correlazione fra la stazza dei gorilla e la frequenza sonora di questo tipico suono: gli esemplari maschi più grandi e competitivi produrrebbero suoni più profondi (a più bassa frequenza).
Lo studio dimostra che la strategia di battersi il petto è un valido indicatore della stazza dell’animale e rivela la sua abilità competitiva fra membri dello stesso gruppo. Secondo gli esperti, le strutture anatomiche situate vicino alla laringe nei maschi più grossi ridurrebbero la frequenza del suono quando questi si battono il petto.
La relazione fra la misura corporea e le caratteristiche acustiche di questo segnale risulta particolarmente interessante in una specie, come quella del gorilla di montagna, in cui la stazza fisica determina l’abilità a combattere o la riproduzione. In questo contesto, gli studiosi hanno osservato che i gorilla maschi più grandi sono maggiormente dominanti a livello sociale e hanno più successo nella riproduzione.
Da una parte, quindi, i rivali potrebbero essere intimiditi dal suono di questi battiti (che possono essere sentiti a chilometri di distanza) e preferirebbero quindi evitare scontri con i maschi in grado di produrre questi suoni. Dall’altra, le femmine potrebbero riconoscere in chi produce battiti a bassa frequenza un potenziale partner, in grado di assicurare una prole forte.
“Battersi il petto è un comportamento tipico dei gorilla – soprattutto dei maschi adulti – ed è sempre stato descritto come dimostrazione di forza relativa allo status sociale e a comportamenti minacciosi” spiega Jordi Galbany, esperto di Psicologia presso l’Universitat de Barcelona e membro del team di ricercatori. “Questo tipo di comportamento è l’apice della dimostrazione: il gorilla inizia a fare versi simili a brevi latrati, si mette in equilibrio sulle due zampe posteriori e corre battendosi il petto con entrambe le zampe anteriori, creando un suono minaccioso.”
Fonte: Universitat de Barcelona
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