Paga 25mila dollari per clonare il suo gatto morto, la nuova frontiera del business sugli animali domestici

Una donna americana ha deciso di far clonare il suo gattino morto all'età di 5 anni, ma dalla sua storia si è scatenata una bufera vista la cifra esorbitante che è stata spesa per la clonazione dell'animale . Una delle critiche è stata mossa dalla PETA che ha risposto ad un video social postata dalla proprietaria

Dopo aver perso il suo amato gatto Chai nel 2017, una donna americana di nome Kelly Anderson aveva raccontato ad un amico veterinario del triste evento e questo le ha proposto di far clonare il suo gatto per averne uno esattamente uguale nell’aspetto.

E così la donna dopo tante riflessioni e in accordo con il veterinario si era decisa a rivolgersi all’agenzia ViaGen Pets con sede in Texas che si definisce il leader nel settore della clonazione animale e della tecnologia riproduttiva, sponsorizzando sul sito anche kit per la biopsia di conservazione genetica “per fare il primo passo, critico in termini di tempo”, come ci tengono a sottolineare.

Quattro anni dopo e al costo inimmaginabile di 25.000 dollari, la donna ha avuto una copia del suo gatto, alla quale ha dato il nome di Belle, condividendo le foto e la particolare storia sui social. Belle è esattamente come Chai tranne che nella personalità che appare totalmente diversa dal precedente felino.

Hanno alcune tratti caratteriali di base un po’ simili. Come se fossero gatti molto audaci, impertinenti, questo potrebbe essere dovuto però alla razza. Ma Belle è un gatto completamente diverso”

ha detto Kelly Anderson, alla quale gli esperti del ViaGen avevano però spiegato che l’aspetto del gatto non sarebbe cambiato di un pelo, ma per il carattere non potevano assicurare nulla poiché ogni animale sviluppa una sua personalità sulla base di fattori esterni.

La sua storia ha sollevato non poche polemiche da parte del mondo animalista, essendo la clonazione un argomento di forti controversie sia dal punto di vista etico che sul benessere degli animali viste le anomalie che si possono presentare durante il processo. Per non parlare del folle business che questo processo – che ViaGen definisce “entusiasmante”- alimenta.

Anche la PETA si è espressa duramente in merito, contestando alla donna di favorire un trend controcorrente che non sensibilizza all’adozione, ma che al contrario incentiva i proprietari degli animali a spendere cifre esorbitanti per delle copie piuttosto che rivolgersi ad un canile o un gattile dove migliaia di animali attendono speranzosi una nuova famiglia, morendo tantissime volte in una gabbia senza conoscere il suo affetto o venendo addormentati per sempre secondo le leggi vigenti nel paese, tra questi gli Stati Uniti che ancora pratica l’eutanasia in canili e rifugi.

Come era successo anche per altri casi di clonazione, l’associazione ed altri enti hanno tenuto a specificare che non si critica assolutamente il dolore della perdita dell’amato animale, ma la scelta di spendere tempo e soldi in un esperimento di laboratorio pur di avere un clone del precedente amico a quattro zampe. PETA ricorda inoltre che dietro la storia di questa tecnologia riproduttiva c’è tanta sofferenza e l’esito è incerto. Basti pensare che la pecora Dolly è stata l’unica sopravvissuta in 277 tentativi.

Fonte: adogandacat/Instagram

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