Orso M57: Enpa ed Oipa hanno depositato al Consiglio di Stato il ricorso per ottenere l’annullamento della sentenza del Tar di Trento
L’Ente nazionale protezione animali (Enpa) e l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) dicono no al destino che la Provincia Autonoma di Trento ha riservato al giovane orso M57, condannato praticamente all’ergastolo per esser venuto a contatto con un carabiniere l’anno scorso.
Era l’agosto del 2020 quando, subito dopo una presunta aggressione avvenuta alle porte di Andalo, il presidente della Provincia dispose la cattura dell’orso. Da allora, è stato un crescendo di immagini angoscianti che arrivavano dal centro Casteller di Trento.
Una sorte comune a molti orsi, purtroppo: anche Dj3, la figlia dell’orsa Daniza, l’esemplare ucciso brutalmente nel 2014 con dei narcotici dopo la cattura, è dovuta rimanere rinchiusa per ben 10 anni prima di poter essere trasferita dal Casteller al parco Alternativer Bärenpark Worbis, in Germania. Bene, ma non benissimo, visto che comunque non è il suo habitat naturale.
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Il ricorso per M57
“Abbiamo appena depositato al Consiglio di Stato il ricorso per ottenere l’annullamento della sentenza del Tar di Trento, previa la sospensiva negli effetti, dello scorso 16 aprile con cui ha respinto la nostra richiesta di libertà per l’orso M57“, annunciano.
Di fatto, nonostante se ne sia parlato poco, il 16 aprile, lo stesso giorno in cui il Tar di Trento ha accolto l’istanza di Enpa e Oipa sull’orsa JJ4 per cancellare l’ordinanza della Provincia di Trento che disponeva la sua cattura, è arrivata una brutta notizia per l’orso M57: il Tar di Trento lo ha condannato all’ergastolo.
Eppure il giovane orso è stato incarcerato con una procedura del tutto anomala e con un’istruttoria insufficiente: catturato su un ordine impartito oralmente dal presidente Maurizio Fugatti, senza una vera approfondita indagine sullo svolgimento dei fatti, ovvero sull’incontro con il carabiniere avvenuto in piena notte in una zona boscosa, e quindi nell’habitat dell’animale, con modalità poco chiare.
“Inoltre, anche nelle settimane seguenti la Provincia Autonoma di Trento non ha dato formale notizia all’Ispra, come vuole la legge, e questo nonostante le numerose e ben note forme di tutela di cui l’orso gode a livello internazionale, europeo e nazionale“, dicono dalle associazioni.
Dalle ricostruzioni di quanto avvenuto quella notte, risulta evidente che quella di M57 è stata una forma naturale di reazione dovuta alla paura. L’orso, infatti, è stato preso alla sprovvista dall’incontro con il carabiniere in piena notte nel suo habitat e costretto a un falso attacco. Un comportamento che, a norma del Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace), non prevede mai il carcere a vita.
“Non ci basta – concludono Enpa e Oipa – aver vinto per più di tre volte battaglie legali per JJ4 garantendole, la prima volta l’estate scorsa, il diritto alla vita, ottenendo in seguito dal Consiglio di Stato la sospensiva della sentenza della cattura e reclusione a vita, fino, poco più di un mese, all’accoglimento, da parte del Tar di Trento, della nostra richiesta di libertà per l’orsa. Anche M57 ha diritto ad un futuro di libertà. Il nostro è un impegno forte e doveroso nei confronti della popolazione ursina del Trentino cui viene negata quella politica di convivenza con le persone che è l’unica soluzione per questa dolorosa e ingiusta forma di ostilità che viene portata avanti nei confronti degli orsi. Politica di convivenza a tutt’oggi negata, dal momento che languiscono nei box di cemento del noto Casteller sia M49 che M57 e che nessuno restituirà a DJ3, inviata pochi giorni fa in Germania probabilmente per liberare una cella, i dieci tristissimi anni di prigionia passati nel Casteller“.
Fonti: ENPA / OIPA
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