Si affaccia timidamente dal vetro in cui è prigioniero. Allunga una zampa, sposta il muso, cerca di sbirciare cosa c’è sotto la fascia che una mamma tiene stretto a sé.
Si affaccia timidamente dal vetro in cui è prigioniero. Allunga una zampa, sposta il muso, cerca di sbirciare cosa c’è sotto la fascia in cui la mamma tiene stretto a sé il suo bambino.
Anche se potrebbe sembrare il contrario, ciò che vediamo in questo video, è un’immagine estremamente triste perché va contro natura e il comportamento dell’orango mostra, ancora una volta, perché gli zoo non dovrebbero esistere.
Da dietro il vetro, l’orango è affascinato da una mamma che porta in una ring il proprio bambino. Gli si avvicina cercando di guardare il viso del neonato, magari personificandosi in quella scena tanto tenera.
Ma il destino di questo orango è un altro. Per lui non c’è libertà e non ci sarà la possibilità di costruirsi una famiglia e di interagire con altri simili nel proprio habitat naturale.
Perché questo splendido animale, è l’ennesimo prodotto dello zoo: chiuso in gabbia, disturbato dai visitatori e destinato ad estinguersi a causa della deforestazione dovuta all’olio di palma.
Secondo i ricercatori, gli oranghi possiedono un Dna molto simile a quello degli esseri umani, per questo ne condividono l’animo sociale, emotivo e l’intelligenza. Ma sono in pochi quelli che sanno che sono degli animali a rischio d’estinzione.
Si stima, infatti, che in Borneo ne siano rimasti solo 40mila esemplari e che se si continua così, nei prossimi vent’anni non vedremo più questi splendidi oranghi.
Ecco gli orrori dello zoo:
- LO ZOO INDONESIANO DEGLI ORRORI: GLI ANIMALI STANNO MORENDO DI FAME
- FENICOTTERO ROSA UCCISO DA TRE BAMBINI IN UNO ZOO DELLA REPUBBLICA CECA
- IL RINOCERONTE ALLO ZOO DI PARIGI UCCISO DAI BRACCONIERI PER IL SUO CORNO
La riproduzione in cattività però non può essere una soluzione, gli animali hanno il diritto di essere rispettati e non di vivere infelici in una gabbia. È per questo, che il video che vi mostriamo non ci fa sorridere, ma denuncia l’ennesima crudeltà.
Dominella Trunfio